Alberto Simoni, giornalista e autore, con “Ribelli d’Europa” (Paesi Edizioni, 2022) che ci accompagna in un «viaggio alle radici della democrazia illiberale». Una viaggio che attraversa Varsavia, Budapest ma anche Praga e Bratislava e aiuta a comprendere al lettore perché i Paesi del «Gruppo di Visegrád» sono considerati i Ribelli d’Europa.
Il 15 febbraio 1991 a Visegrád, una cittadina ungherese di duemila anime adagiata sulle rive del Danubio, Joszef Antall, premier dell’Ungheria, Lech Wałęsa, presidente della Polonia e Václav Havel, presidente cecoslovacco, diedero vita al «Gruppo di Visegrád». Un patto tra i leader dei Paesi dell’Europa dell’Est, che approfittando del lento sgretolamento dell’Unione Sovietica, guardavano con crescente interesse all’Europa e alla Nato. La scelta di Visegrád non fu casuale, nel 1335 nel castello che domina il villaggio, il re di Ungheria Coroberto d’Angiò volle riunire il re di Boemia Giovanni I e quello di Polonia Casimiro III in chiave anti asburgica. L’obiettivo del «Gruppo di Visegrád» era quello di traghettare le società e le economie dei loro Paesi, verso i modelli occidentali, un passaggio da un mondo comunista ad una nuova veste democratica, liberale e atlantista, con una forte desiderio di integrazione con le istituzioni europee. E fino al 2001 le relazioni tra il gruppo di Visegrád, che nel frattempo con la divisione della Cecoslovacchia in Repubblica Ceca e Slovacchia è composto da quattro Paesi, e l’UE sono state ottime. Il referendum sull’adesione di Varsavia all’Ue fu vinto dai “SI” con l’80% delle preferenze e anche gli altri Paesi erano fiduciosi sulle ripercussioni positive dell’integrazione. Ma a partire dal 2005, anno della prima crisi dei migranti, qualcosa si è incrinato. Alberto Simoni, giornalista e autore, con “Ribelli d’Europa” (Paesi Edizioni, 2022 – acquista qui) che ci accompagna in un «viaggio alle radici della democrazia illiberale». Una viaggio che attraversa Varsavia, Budapest ma anche Praga e Bratislava e aiuta a comprendere al lettore perché i Paesi del «Gruppo di Visegrád» sono considerati i Ribelli d’Europa. La stretta attualità però trasmette un «Gruppo di Visegrád» spaccato dalla guerra in Ucraina. L’invasione ordinata da Putin ha di fatto spezzato l’asse tra Ungheria e Polonia, relegando Budapest e Varsavia su due posizioni inconciliabili.
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Da un lato l’Ungheria di Orbán considerata come l’unica alleata europea della Russia, e dall’altro la Polonia di Jarosław Kaczyński. Alberto Simoni in «Ribelli d’Europa», dedica due importanti capitoli alle parabole personali di Victor Orbán presidente dell’Ungheria dal 2010 e leader del partito Fidesz e di Jarosław Kaczyński ex-Primo ministro, presidente del partito Diritto e Giustizia (in polacco Prawo i Sprawiedliwość, PiS) e fratello gemello dell’ex presidente Lech morto in un sospetto incidente aereo da presidente nel 2010. Un libro utile a comprendere anche la complessità di società, di strutture di potere e politiche fondate su principi e valori diversi da quelli dell’Europa occidentale.
Foto copertina: Victor Orban e Jarosław Kaczyński, i ribelli d’Europa