Turchia: il nuovo Hub del gas


L’accordo tra Russia e Turchia per ampliare il TurkStream.


A cura di Laura Perna

Pare favorevole la risposta di Erdoğan alla proposta di Putin per la costruzione di un gasdotto alternativo, in accordo con la Russia, che funga da Hub per la vendita di gas principalmente ai paesi dell’Europa.
In una prima fase la posizione del Ministro per l’Energia turco Fatih Dönmez è risultata piuttosto prudente, facendo riferimento alle valutazioni multisettoriali necessarie prima di assumere una posizione chiara e ben delineata. Tuttavia, a seguito delle nuove proposte avanzate da Putin durante la Conferenza sulle misure di interazione e rafforzamento della fiducia in Asia (CICA) del 13 ottobre in Kazakistan a cui hanno preso parte i due Presidenti, della Russia e della Turchia, Erdoğan ha confermato di voler procedere alla costruzione di un gasdotto inteso come piano di fornitura di gas e definizione dei prezzi, il cui funzionamento coincide con il Title Transfer Facility ad Amsterdam[1].
Posto che la zona ideale per realizzare il progetto sarebbe la regione della Tracia, in cui, tra l’altro, è già presente il gasdotto TurkStream tra Turchia e Russia[2], il piano sarebbe quello di ampliare le strutture già in loco, che attualmente godono di due condotti che garantiscono il trasporto annuale di 15,75[3] metri cubi di gas per l’approvvigionamento interno della Turchia e dell’Europa; tuttavia, allo stato dei fatti non sono previsti accordi di determinazione dei prezzi.
Il nuovo sistema, dunque, farebbe della Turchia un mercato per l’incontro di domanda e offerta, ponendo il governo di Erdoğan in una posizione di vantaggio contrattuale rispetto, almeno, alle potenze europee.

Le difficoltà per la Turchia

Stando alle dichiarazioni del Vicepresidente del governo russo Alexander Valentinovich Novak, a fronte di una domanda consistente, una volta ampliato il TurkStream con altri due condotti, il gasdotto dovrebbe assicurare un trasporto di circa 60 miliardi di metri cubi attraverso la Turchia e il Mar Nero verso l’Europa[4].
Viene da sé che un programma del genere, volto a raddoppiare la struttura, necessita di tempi lunghi e, soprattutto costi onerosi. Infatti, con un’amministrazione ottimale e performativa, sono richiesti minimo cinque anni di lavori; non solo, l’Unione europea, a seguito del conflitto ucraino, ha previsto piani per ridurre la dipendenza dal gas russo e, inevitabilmente, ciò andrebbe a incidere sulla domanda, determinando un eccesso di offerta.
Complicazioni non meno rilevanti attengono a questioni politiche e strategiche, infatti, date le sanzioni relative alla guerra in Ucraina previste per la Russia, appare complessa l’acquisizione dei tubi da implementare, sotto il controllo della s.p.a italiana Saipem, attività chiaramente preclusa al governo di Putin[5].
Ciò nonostante, entrambe le amministrazioni stanno già procedendo alla definizione di programmi di studio tecnici e strategici per definire le modalità di attuazione del sistema. Infatti, nonostante gli ostacoli, secondo il New York Times da un lato, la Russia trarrebbe un vantaggio relativo dalla vendita di energia e soprattutto, dall’accordo con un paese NATO; dall’altro lato, la Turchia si garantirebbe l’utilizzo di energia a costi bassi all’interno di un mercato di export abbastanza vasto e, non meno rilevante, il tacito accordo con Putin nelle azioni contro i curdi siriani[6].

Il vantaggio strategico di Erdoğan

Di certo, la posizione di Erdoğan rispetto all’offerta di Putin deriva da una serie di valutazioni strategiche e di politiche economiche interne. Infatti, uno degli scopi principali del Presidente turco è quello di riacquisire risonanza in vista delle prossime elezioni previste (probabilmente) per giugno 2023 e, diventare un Hub del gas, di certo tranquillizzerebbe la popolazione rispetto al timore di vedersi razionato l’approvvigionamento di gas – come accadde a seguito delle vicende in Iran –  oltre che rendere la Turchia una potenza geopoliticamente strategica nel quadro del Mediterraneo.
La crisi economica in cui verte il paese ha fatto sì che Erdoğan perdesse notevoli consensi; la lira turca è al collasso e l’inflazione ha raggiunto livelli esorbitanti, secondo l’istituto Enag, pare che nel mese di ottobre abbia toccato i 186,27 punti percentuali, e il rincaro nel settore alimentare sia arrivato al 117%. In esatto opposto a quanto farebbe qualsiasi banca centrale dell’Occidente, poi, i tassi di interesse continuano ad essere mantenuti a livelli bassi[7].
In questo quadro, l’accordo con la Russia si configura come una notevole occasione per rinnovare l’economia del paese, nella misura in cui la Federazione appare un partner strategico per le relazioni commerciali, in particolare nel settore del turismo, in quanto la Turchia è meta di molti russi, dell’energia e degli investimenti diretti esteri.

Conclusioni

L’accordo tra Erdoğan e Putin mina l’efficacia delle sanzioni economiche che le potenze occidentali hanno adottato contro la Russia a seguito della guerra in Ucraina. Dall’inizio del conflitto la Turchia ha cercato di garantirsi una posizione di pseudo-neutralità (certamente vantaggiosa) rispetto alle due potenze in conflitto. Sebbene abbia riconosciuto l’illegalità delle azioni russe, si è anche rifiutata di adottare le sanzioni contro Putin, nonostante faccia parte degli Stati membri della NATO.
Tuttavia, dopo aver dichiarato l’intenzione di procedere ai lavori di ristrutturazione del TurkStream, sia l’Unione europea che gli Stati Uniti hanno avanzato proteste rispetto ai benefici che tali lavori garantirebbero alla Russia. Di certo, la realizzazione del gasdotto potrebbe porre Erdoğan in una posizione di vantaggio difronte ai vicini in un settore particolarmente delicato quale è il commercio di gas.


Note

[1] Sergi, S. “Turchia hub del gas? Ankara in equilibrio tra Russia e NATO”, Geopolitica.info, 16/11/2022. Consultabile al link: https://www.geopolitica.info/turchia-hub-gas-russia-nato/
[2] Tassinari, C. “Il gas russo-turco prende forma solida: Erdoğan ha detto “Sì” alla proposta di Putin”, Euronews, 21/10/2022. Consultabile al link: https://it.euronews.com/2022/10/20/il-gas-russo-turco-prende-forma-solida-erdogan-ha-detto-si-alla-proposta-di-putin
[3] https://www.geopolitica.info/turchia-hub-gas-russia-nato/
[4] Interfax, “Novak estimates potential to supply gas via TurkStream following expansion at 63 bcm per year”, 14/10/2022. Consultabile al link: https://interfax.com/newsroom/top-stories/83918/?_ga=2.6021107.1371548350.1669029081-1883830514.1669029081
[5] https://www.geopolitica.info/turchia-hub-gas-russia-nato/
[6] Prestigiacomo D., “Il patto Erdogan-Putin e il sogno turco di diventare l’hub del gas per l’Europa”, Europatoday, 21/11/2022. Consultabile al link: https://europa.today.it/fake-fact/come-turchia-hub-gas-europa.html
[7] Euronews, “Turchia: inflazione in crescita verticale, più 83% su base annua”, 03/10/2022. Consultabile al link: https://it.euronews.com/2022/10/03/turchia-inflazione-in-crescita-verticale-piu-83-su-base-annua#:~:text=Le%20ultime%20rilevazioni%20ufficiali%20sull,casa%20e%20nel%20settore%20immobiliare.


Foto copertina: Turchia Hub del gas. Mappa fonte Ministero dell’Energia e delle risorse naturali