Il Putsch di agosto che fece crollare l’Unione Sovietica


Il Putsch di agosto del 1991, noto anche come colpo di stato di agosto, fu un evento che scosse profondamente l’Unione Sovietica, accelerando il suo crollo e segnando la fine dell’era comunista. Questo tentativo di colpo di stato, avvenuto dal 19 al 21 agosto 1991, fu orchestrato da un gruppo di membri di alto rango del governo sovietico, contrari alle riforme democratiche e liberali introdotte da Michail Gorbačëv.


Contesto storico

Negli anni ’80, l’Unione Sovietica stava affrontando una serie di crisi economiche, politiche e sociali. La stagnazione economica, l’insoddisfazione crescente tra la popolazione e il crescente desiderio di autonomia tra le repubbliche sovietiche stavano minando la stabilità del regime comunista. Michail Gorbačëv, diventato Segretario Generale del Partito Comunista nel 1985, tentò di affrontare questi problemi con una serie di riforme note come glasnost (trasparenza) e perestrojka (ristrutturazione), volte a democratizzare il sistema politico e a riformare l’economia.
Tuttavia, queste riforme incontrarono una forte opposizione all’interno del Partito Comunista e dell’apparato statale, soprattutto tra i membri più conservatori che temevano la perdita del controllo centralizzato e la disintegrazione dell’URSS. In questo contesto, si formò un gruppo di cospiratori, noto come il Comitato di Stato per lo Stato di Emergenza (Государственный комитет по чрезвычайному положению, o GKČP), che decise di agire per prevenire il crollo del regime comunista.

Putsch di agosto

Il 19 agosto 1991, mentre Gorbačëv si trovava nella sua dacia a Foros, in Crimea, un gruppo di alti funzionari del governo e dell’esercito, tra cui il vice presidente Gennadij Janaev, il ministro della Difesa Dmitrij Jazov, il capo del KGB Vladimir Krjučkov e il ministro dell’Interno Boris Pugo, organizzò un colpo di stato per prendere il controllo del paese. Gorbačëv fu isolato e trattenuto contro la sua volontà in Crimea. I cospiratori dichiararono che Gorbačëv era impossibilitato a governare a causa di una presunta malattia e annunciarono la formazione di un Comitato di Stato per lo Stato di Emergenza, con lo scopo di mantenere l’ordine e ripristinare la stabilità nel paese. Il GKČP impose la legge marziale e tentò di sopprimere i media indipendenti, censurando le informazioni.
A Mosca, i cospiratori cercarono di ottenere il supporto dell’esercito per controllare la città. Tuttavia, la resistenza fu più forte del previsto, soprattutto grazie al ruolo del presidente della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, Boris El’cin, che si oppose apertamente al golpe. El’cin, sostenuto da migliaia di cittadini che si radunarono attorno alla Casa Bianca (il parlamento russo), divenne il simbolo della resistenza al colpo di stato. Le immagini di El’cin in piedi su un carro armato, incitando la popolazione e i militari a resistere, divennero iconiche.

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La fine

Il tentativo di colpo di stato fallì rapidamente. La mancanza di supporto popolare, l’indecisione dei leader del GKČP e la resistenza delle forze fedeli a El’cin portarono al collasso del golpe entro pochi giorni. Il 21 agosto, i cospiratori furono arrestati e Gorbačëv tornò a Mosca, dove riprese le sue funzioni di presidente.
Tuttavia, gli eventi dell’agosto 1991 segnarono il punto di non ritorno per l’Unione Sovietica. La credibilità di Gorbačëv fu gravemente danneggiata, e il potere passò sempre più nelle mani di Boris El’cin, che divenne il leader della nuova Russia post-sovietica. Nel dicembre 1991, meno di quattro mesi dopo il fallito golpe, l’URSS fu ufficialmente dissolta, segnando la fine di un’era.

L’eredità del Putsch

Il colpo di stato dell’agosto 1991 accelerò il processo di disintegrazione dell’Unione Sovietica. Molte delle repubbliche sovietiche dichiararono l’indipendenza poco dopo il fallimento del golpe, e il Partito Comunista fu messo al bando in Russia. La dissoluzione dell’URSS portò alla creazione di 15 nuovi stati indipendenti, tra cui la Federazione Russa, l’Ucraina e la Bielorussia.
Boris El’cin emerse come il principale leader politico della Russia, mentre Gorbačëv, pur restando una figura di rilievo internazionale, perse gran parte della sua influenza politica.
Il Putsch di agosto fu l’ultimo tentativo dei conservatori sovietici di mantenere lo status quo e preservare l’Unione Sovietica. Tuttavia, invece di consolidare il potere comunista, il colpo di stato accelerò la fine del sistema sovietico e aprì la strada alla nascita di una Russia post-sovietica, caratterizzata da una transizione verso il capitalismo e una nuova realtà geopolitica.
Il crollo dell’Unione Sovietica trasformò radicalmente l’ordine mondiale, segnando la fine della Guerra Fredda e l’inizio di un’epoca dominata dagli Stati Uniti come unica superpotenza globale. L’evento ha avuto profonde conseguenze politiche, economiche e sociali, sia per la Russia che per l’intero mondo post-sovietico.


Foto copertina: Michail Gorbačëv e Boris El’cin