La Coppa delle nazioni africane 2022 offre uno spunto interessante nella fase a gironi: Egitto e Sudan inserite nel gruppo D, si affrontano stasera (ore 20 italiane) per la terza partita del girone eliminatorio. Un match che porta con se un bagaglio notevole di tensioni geopolitiche.
Ma Egitto- Sudan non è l’unico match con un importante risvolto geopolitico. La competizione africana propone tanti spunti interessanti.
Per la terza gara del girone D della Coppa d’Africa si affronteranno allo stadio Ahmadou Ahidjo di Yaoundé in Camerun, Egitto e Sudan.
Dopo la sconfitta nella partita inaugurale contro la Nigeria (0-1) e la vittoria contro la Guinea-Bissau (1-0) ai “Faraoni” d’Egitto basterebbe un pareggio per assicurarsi il passaggio del turno come seconda nel girone. Diversa la situazione per i “Coccodrilli del Nilo” sudanesi che con 1 punto in due partite (0-0 con la Guinea Bissau e sconfitta per 3-1 con la Nigeria) sono obbligati a vincere per passare il turno.
La partita di stasera tra Egitto e Sudan, ha un valore geopolitico che supera l’aspetto sportivo. Le due nazioni, infatti, sono in conflitto con l’Etiopia – altra partecipante al torneo – da più di dieci anni, a causa della costruzione di una diga iniziata nel 2011.
La Gerd[1] è una struttura idroelettrica di quasi 2 chilometri che si concentra in 1.800 metri di diga effettiva, alta fino a 170 metri e capace di raggiungere i 5.150 megawatt di potenza; per la costruzione sono stati impiegati 10 milioni di tonnellate di calcestruzzo per una spesa che si aggira attorno ai 6 miliardi. L’obiettivo è quello di mantenere una riserva d’acqua di 75 miliardi di metri cubi al fine di diminuire il flusso del Nilo in Egitto e in Sudan fino al 25%.[2]
La diga, situata a nord-ovest dell’Etiopia – quasi al limite della nazione africana – bloccherebbe la corrente naturale del fiume Nilo che, secondo natura, proseguirebbe in Sudan e in Egitto per poi sfociare nel Mar Mediterraneo. Ed è qui che sorge il problema principale: i dati che emergono sono preoccupanti, specie se si pensa che la maggior parte della popolazione – circa il 95% – è stazionata nella zona delle rive e del delta, e che il 90% del fabbisogno idrico della nazione egiziana dipenda dal fiume; la soppressione del flusso implicherebbe danni irreversibili nella sfera agricola ed elettrica – senza contare l’ormai scontato, ma necessario, approvvigionamento dell’acqua potabile.
Il 23 marzo del 2015, pochi anni dopo l’inizio della costruzione, fu sancito un patto tra le tre nazioni: la Dichiarazione dei principi, secondo cui ci sarebbe dovuto essere un codice di comportamento da mantenere; così non è stato da parte dell’Etiopia, che, acciecata dalla mole di guadagno che porterà la diga, non accenna ad arrestarsi.
L’ultimo anno solare ha visto il concretizzarsi di un’unione d’intenti da parte delle due nazioni potenzialmente lese: Egitto e Sudan; che, minacciate dalle concrete intenzioni dell’Etiopia, hanno organizzato un incontro di vertici. Al seguito di un accordo di intesa militare sancito tra le due nazioni africane, il 6 marzo 2021 il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi è stato ospitato dalla nazione sudanese, a Khartoum; l’incontro con il capo di Stato, de facto, Abdel Fattah al Burhan e il primo ministro Mohamed Daklu, ha portato ad un accordo di cooperazione militare per la “condivisione di esperienze militari e di sicurezza”.[3]
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Peraltro, la tv satellitare al Jazeera dichiarò dati allarmanti per l’Egitto: se la diga fosse stata riempita, in dieci anni avrebbe perso il 14% dell’acqua e il 18% dei terreni coltivabili; in sette anni avrebbe perso il 22% dell’acqua e il 33% dei terreni coltivabili; in cinque anni avrebbe perso il 50% delle terre agricole, portando con sé milioni di posti di lavoro.[4]
La volontà della nazione egiziana, contro ogni aspettativa, non è quella di azzerare l’infrastruttura etiope, bensì di renderne graduale il riempimento; il rallentamento favorirebbe la sistemazione economico-sociale delle nazioni colpite da tale cambiamento.
Per ciò che concerne il Sudan, la situazione risulta ancora più complessa e delicata. Nell’incontro sopracitato tra Abdel Fattah al Sisi e Abdel Fattah al Burhan, avvenuto il 6 marzo 2021 a Khartoum, si affrontò anche la disputa territoriale tra Sudan ed Etiopia per la contesa di al Fasagha – zona del Sudan in cui si trova una larga fetta di etiopi che sfrutta la fertilità del terreno; a riguardo, l’Egitto espresse la sua solidarietà, sia politica che militare. Ad alimentare maggiore dissidio tra le due nazioni ci fu la risposta del Sudan che schierò forze armate nella regione al Fasagha – zona confinante con lo stato etiope Tigray – accusando l’Etiopia di aver sconfinato nel proprio territorio; il risultato fu che la popolazione etiope si rifugiò nelle regioni interne per timore delle violenze militari sudanesi.[5]
Egitto e Sudan hanno tentato nel tempo di mobilitarsi politicamente, sottoponendo la questione alla Turchia, di modo che quest’ultima potesse attirare l’attenzione sulla controversia a enti superiori; in un secondo momento si rivolsero direttamente agli enti stessi: il primo ministro del Sudan, Abdalla Hamdok, contattò il Consiglio sulla Sicurezza Onu, l’Unione Africana, l’Unione Europea e, infine, persino gli Stati Uniti; l’8 luglio 2021 l’ONU non volle mancare di diplomazia e mantenne distacco sulla questione, dichiarando l’impossibilità di intervento.
Il 19 luglio 2021 il governo etiope dichiarò di aver concluso il secondo riempimento del bacino, aggiungendo che avrebbe avviato la produzione idroelettrica entro pochi mesi. Il primo riempimento, infatti, fu concluso nell’estate del 2020; di lì a poco fu dichiarato che ci sarebbe stata una seconda fase che avrebbe portato al riempimento completo del bacino e, infine, avrebbe portato la diga ad essere operativa.
Senza allontanarsi geograficamente un esempio positivo potrebbe essere il processo che ha portato alla divisione di guadagni e allo sfruttamento delle risorse del fiume Senegal; quest’ultimo attraversa Guinea, Mali, Mauritania e Senegal – da cui prende il nome. A tal proposito fu creata nel 1972 l’OMVS[6], un’organizzazione intergovernativa di sviluppo, con il ruolo di super partes; a caldeggiare tale ente vi è, tutt’oggi, la Commissione Europea e la Cooperazione italiana.
Non è difficile credere che lo scopo primario del Sudan sia di portare un miglioramento economico, ciò che è difficile concepire e credere è la capacità di mantenere saldi i propri ideali anche mettendo a rischio la sicurezza alimentare di altre nazioni.
La partita che si giocherà tra Egitto e Sudan è, dunque, più di un semplice match calcistico: un’unione che accompagnerà bel gioco e correttezza tra due nazioni che si stimano e si sorreggono; una delle due, d’altronde, potrebbe arrivare a doversi scontrare nella fase degli scontri diretti proprio con il Sudan – nel quale sarebbe difficile immaginare un clima disteso e rilassato.
Ma Egitto- Sudan non è l’unico match con un importante risvolto geopolitico. La competizione africana propone tanti spunti interessanti.
Camerun
Il contesto camerunese, Paese che ospita l’evento, è molto intesa. Da più di cinque anni i separatisti anglofoni combattono il governo centrale per ottenere l’indipendenza dal Paese. A rendere la situazione ancora più rovente le incursioni jihadiste e i ribelli provenienti dalla Repubblica centrafricana che hanno peggiorato la preesistente crisi umanitaria. In risposta all’instabilità, il governo ha imposto misure restrittive durante lo svolgimento della Coppa, soprattutto nelle regioni anglofone dove si disputeranno le partite. In risposta le milizie separatiste hanno dichiarato che cercheranno di disturbare lo svolgimento dell’evento.
Marocco-Ghana (gruppo C)
Nel febbraio 2017 il re del Marocco Mohammed è giunto nella capitale ghanese Accra in visita ufficiale accompagnato dal principe Moulay Ismail e dai vari ministri degli Esteri, Finanza, Agricoltura, Ambiente… La visita avvenne pochi giorni dopo l’elezione del presidente ghanese Nana Addo Dankwa Akufo-Addo e avrà lo scopo, secondo l’ambasciatore del Marocco ad Accra, di dare nuova linfa vitale alle relazioni bilaterali tra i due paesi dal punto di vista politico ed economico. L’ambasciatore ha ricordato l’importanza che ha avuto il Ghana nel firmare la mozione indirizzata al Presidente dell’Unione Africana che chiede il non riconoscimento della Repubblica Democratica Sharawi. Tale posizione rafforza le relazioni tra i due paesi a livello politico (instaurazione di dialoghi bilaterali di consultazione) ed economico (investimenti in Ghana).
Burkina Faso (gruppo A)
A livello di sicurezza, il 2021 è stato per il Burkina Faso un annus horribilis in cui sono stati registrati quasi 1200 episodi di violenza e 2.141 morti. Il sito Infowakat ha segnalato come nel Paese si stia assistendo al progressivo avanzare del terrorismo jihadista che ha spinto circa 1.5 milioni di persone a lasciare le proprie regioni d’origine. La crescente insicurezza ha portato alla chiusura di centinaia di scuole (il 12% di tutto il Paese) e all’aumento di sfollati. Il governo sta cercando di rispondere con ogni mezzo e grazie all’operazione Taanli, al confine con il Niger, sono stati neutralizzati oltre 100 terroristi insieme ad un altro centinaio di jihadisti tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022. .
Senegal-Guinea Conakry (gruppo B)
Alpha Condé chiude le frontiere a settembre 2020 in occasione delle elezioni presidenziali, sostenendo che il Senegal e i suoi vicini favorissero l’ingresso a Conakry di persone per interferire sull’esito del voto. Pesanti le ricadute a livello di commercio e di spostamento per le popolazioni locali. I confini sono stati riaperti dopo il colpo di stato militare del settembre 2021, un anno dopo la loro chiusura.
Note
[1] Grand ethiopian renaissance dam, o Grande diga della rinascita etiopica.
[2] CARLO BONINI, PIETRO DEL RE, La guera dell’acqua. La grande diga sul Nilo e un conflitto che può cambiare la storia dell’Africa, in «la Repubblica», 22 luglio 2021, https://www.repubblica.it/esteri/2021/07/22/news/la_guerra_dell_acqua_egitto_etiopia_e_sudan_e_la_grande_diga_sul_nilo-310898873/
[3] MARCO SANTOPADRE, Guerra per l’acqua: Egitto e Sudan fanno quadrato contro l’Etiopia, in «Nena News», 9 marzo 2021, https://nena-news.it/guerra-per-lacqua-egitto-e-sudan-fanno-quadrato-contro-letiopia/
[4] Ibidem.
[5] PIERRE MARKUSE, Il nodo da sciogliere tra Sudan ed Etiopia per la grande diga sul Nilo Azzurro, in «Treccani», 18 marzo 2021, https://www.treccani.it/magazine/atlante/geopolitica/nodo_sciogliere_Sudan_Etiopia.html
[6] L’Organisation pour la mise en valeur du fleuve Sénégal.
Foto copertina: I giocatori dell’Egitto festeggiano dopo un goal