“Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l’Asia” di Giulia Pompili, (Mondadori 2021), è un viaggio tra le aspirazioni e le preoccupazioni dei paesi “rivali” di Pechino.
“Una mattina ci siamo svegliati e il Secolo asiatico era diventato il Secolo Cinese”. Può esistere una Pechino senza Taipei? O una Pechino senza Seul, ma soprattutto una Pechino senza Tokyo?
Ciò che accade nel Celeste Impero ha monopolizzato l’attenzione mondiale, ma in questa narrativa sinocentrica si è commesso un grosso errore: considerare l’Asia solo come un’estensione della politica di Pechino. Ma non è così.
Giulia Pompili, giornalista del Foglio, con “Sotto lo stesso cielo” ci porta alla scoperta un’altra Asia orientale attraverso storie, aneddoti, curiosità. Un racconto non solo politico ma anche di costume, “Sotto lo stesso cielo” non è stato concepito come un testo di storia, ma al contrario come un grande reportage giornalistico, una guida per comprendere le evoluzioni di questi paesi spesso relegati a ruolo di sparring partner di Pechino.
Giappone, Taiwan e Corea
Giulia Pompili parte dal Giappone, ci racconta della difficile eredità del periodo coloniale nel rapporto con i vicini e gli aspetti di una società che sta velocemente invecchiando. Dal punto di vista politico, le questioni legate agli isolotti contesi con Cina sono uno dei punti che preoccupano maggiormente Tokyo (e non solo).
In “sotto lo stesso cielo”, Giulia Pompili ci racconta della Corea divisa in due parti e di come queste abbiano preso due strade diverse. Il rapporto conflittuale tra la Corea del Sud capace di svoltare verso la democrazia dopo il massacro di Gwangju del 18 maggio 1980[1] e la Corea del Nord ultima frontiera di una ideologia crollata insieme all’Unione Sovietica. L’autrice ci racconta di un’isola, Taiwan, che da un’esperienza tragica come l’occupazione giapponese è riuscita nonostante tutto a ricavare importanti lezioni; ci racconta dei modi in cui l’isola è uno Stato di diritto, dove c’è democrazia e rispetto per i cittadini. Taiwan è la spina nel fianco di Pechino e cerca in tutti i modi di resistere alle pressioni del Dragone.
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Note
[1] Il massacro di Gwangju avvenne a seguito di una rivolta popolare scoppiata il 18 maggio 1980 nel centro di Gwangju in Corea del Sud contro la dittatura di Chun Doo-hwan. Ci furono 171 morti secondo le autorità, 2000 per gli attivisti.
Foto copertina: copertina libro