Francia: shock europee, Macron scioglie l’Assemblea Nazionale


Un risultato che si può già definire storico e che scompagina le carte della politica francese. Un Rassemblement National che sfonda quota 30% e doppia i voti raccolti da Renaissance, il partito del Presidente, che ha deciso di convocare le elezioni anticipate per il 30 giugno prossimo. Resta da capire se si sia trattato di un gesto di responsabilità istituzionale o di un cinico calcolo politico.


Che il vento soffiasse verso destra sul vecchio Continente era fuor di dubbio; tuttavia, una vittoria così schiacciante per il partito di Le Pen è sicuramente un fatto importante per i futuri equilibri anche europei e ci dà la misura di come saranno gli ultimi anni della seconda e ultima presidenza Macron.
Il RN ha stravinto in tutta la Francia totalizzando, stando alle proiezioni, un risultato pari al 31,5% che doppia Renaissance di Macron, fermo al 14,7% dei suffragi, tallonato dai socialisti bloccati al 14%. Una vera e propria débâcle che ha portato il Presidente a sciogliere l’Assemblea Nazionale e convocare le elezioni anticipate facendo ricorso all’articolo 12 della Costituzione. Un risultato che dice molto sulla situazione di malessere generale che serpeggia nella società francese e che va di pari passo con i dati rispetto all’affluenza alle urne. Hanno votato, infatti, solo 1 francese su 2 pari al 52% degli aventi diritto, il che evidenzia una volta di più la disaffezione per un appuntamento elettorale sui generis quale quello del Parlamento Europeo considerato distante.

Il primo turno delle elezioni sarà tra soli venti giorni, il 30 giugno prossimo. Si tratta quindi, di una campagna elettorale rapidissima che pare difficile possa dare molte sorprese. Intervenendo in televisione per comunicare lo scioglimento del Parlamento, il Presidente della Repubblica ha tenuto un discorso molto breve quasi asciutto e con il tono di chi si si rende conto che il valore delle prossime legislative ha il sapore di una resa dei conti.  Pur constando l’avanzata in tutta Europa delle forze di estrema destra, ha riaffermato la sua convinzione europeista e il fatto che il posto della Francia è all’interno dell’Unione. Considerato il risultato elettorale, ha affermato il Presidente, si è profilata la necessita di una chiarificazione rispetto al futuro parlamentare del Paese e, quindi, di affidare ai cittadini francesi il compito di esprimere la propria preferenza.

Una decisione grave e pesante, ha continuato Macron, che sembra voler chiedere ai francesi di assumersi le proprie responsabilità anche rispetto alle future generazioni. Quello che sembra essere sottinteso nel discorso del Presidente è anche un appello alla mobilitazione generale per contrastare l’ondata di destra, per ricreare quell’argine repubblicano che più volte ha impedito al RN di raggiungere l’Eliseo.

Quello che è certo è che si tratta di una scommessa, un gesto inaspettato ma che ha il sapore anche di un cinico calcolo politico.

 

Macron ha davanti a sé gli ultimi tre anni da Presidente della Repubblica e, non è una novità, arranca da diverso tempo nei sondaggi, fiaccato nella sua azione di governo da una situazione economico-sociale sicuramente non serena. Il limite dei due mandati presidenziali implica la necessità per la formazione politica del Presidente di preparare la successione di modo tale di arrivare alle prossime presidenziali con un nome, possibilmente competitivo, che sia in grado di succedere a Macron. Probabilmente la scelta di nominare Attal alla carica di Primo Ministro aveva anche il fine di allenarlo nella prospettiva delle prossime presidenziali, nonché di dare maggiori e migliori probabilità al partito del Presidente all’appuntamento del 9 giugno. La realtà ha però deluso le aspettative.

Se dovessero confermarsi i medesimi risultati delle europee anche alle legislative pare scontato che il prossimo Primo Ministro potrebbe essere dell’area RN, ipoteticamente Bardella.  Si andrebbe a configurare così la prima coabitazione dal 2002 e dalla riforma del mandato presidenziale ridotto a 5 anni dagli originali 7.  Si prospetta quindi una situazione nella quale Presidente della Repubblica e Primo Ministro sono di due fazioni politiche differenti e difficilmente amalgamabili, il che necessariamente rischia di non far presagire una collaborazione serena. Non è da escludere infatti che Macron tenterà di utilizzare quanto in suo potere per ostacolare l’azione di governo del futuro esecutivo a guida estrema destra, anche al fine di logorare quanto più possibile il partito di Le Pen nella prospettiva delle prossime elezioni. Resta da capire se la scommessa presidenziale di riuscire a ridimensionare il RN attraverso il logorio e l’evidenziazione dell’incapacità a governare si rivelerà un azzardo oppure se riuscirà ad arginare l’ondata di destra.

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A Parigi, nella serata di ieri, si è tenuta una manifestazione spontanea che ha raccolto qualche centinaio di persone a Place de la République riuniti attorno agli slogan «Siamo tutti antifascisti», «Nous sommes tous des enfants de Gaza!» (Siamo tutti figli di Gaza), «Pétain, reviens, tu as oublié tes chiens!» (Pétain, torna, hai dimenticato i tuoi cani lit.). Alcuni dei manifestanti poi hanno invocato un fronte popolare per arginare l’effetto Le Pen – Bardella. Quello che potrebbe definirsi argine repubblicano all’estrema destra ha funzionato diverse volte in passato ed ha bloccato l’ascesa all’Eliseo in più occasioni dei Le Pen. Sebbene il comportamento elettorale dei francesi si differenzi in maniera sostanziale durante le diverse tornate elettorali, guardando alle più recenti elezioni e alla progressiva disaffezione nei confronti dei partiti tradizionali che si registra anche in Francia, questa strategia, che sembra voler essere adottata anche da Macron, rischia di non funzionare. Il malcontento sociale, l’aggravamento delle condizioni di vita dei francesi negli ultimi anni, la disillusione nei confronti delle capacità della classe politica di risolvere i problemi, sono temi sfruttati in maniera efficace dall’estrema destra per scalare i sondaggi e le urne, il rischio quindi è che sia ormai troppo tardi per bloccare l’ascesa del RN. Non va poi dimenticato che l’estrema destra in Francia (come altrove) ha operato una progressiva normalizzazione, tagliando le frange più nostalgiche (quelle, ad esempio, che si rifacevano a Pétain) diventando un partito più votabile anche per i ceti moderati dell’elettorato transalpino. Quello che è certo è che la Francia, come il resto d’Europa, da oggi non è più la stessa.  


Foto copertina: Macron scioglie l’Assemblea Nazionale