Belt and road initiative e contrazione degli investimenti: caso dell’Asia centrale


L’ambizioso progetto multimiliardario della Belt and Road Initiative lanciato dalla Cina nel 2013, di cui l’Asia Centrale è uno dei maggiori beneficiari, ha subito un sostanzioso rallentamento soprattutto a causa della pandemia di COVID-19.  A fronte di questo fatto, la Repubblica Popolare Cinese preconizza un progetto che rispetto alla BRI sarebbe più in linea con i principi dello sviluppo sostenibile.


Belt and Road Initiative al concepimento e BRI in Asia centrale

Nel settembre 2013 presso Astana, capitale del Kazakistan, il presidente della Repubblica Popolare Cinese ha lanciato la Belt and Road Initiative (BRI), un mastodontico progetto di investimenti per lo sviluppo nei settori delle infrastrutture, dell’energia e dei trasporti.[1] Il termine BRI fa riferimento sia alla Silk Road Economic Belt, ossia ai percorsi via terra attraverso l’Asia centrale fino all’Europa, che alla 21st Century Maritime Silk Road, vale a dire le rotte marittime indo-pacifiche che dal Sud-est asiatico conducono all’Asia meridionale, al Medio Oriente e all’Africa.[2]

Figura 1: Il progetto Belt and Road Initiative. Fonte: ISPI

L’obiettivo dichiarato del progetto di investimento è il coordinamento politico tra paesi partner per l’integrazione e l’espansione dei mercati, a beneficio dei paesi membri.[3] Non può essere inoltre sorvolata l’evidenza che il progetto rifletta il tentativo della Repubblica Popolare Cinese di esercitare il proprio soft power, alla luce del ruolo di potenza economica ed importante attore nel sistema finanziario internazionale.[4] Con accordi bilaterali o multilaterali finanziati in parte dalle istituzioni della BRI, quali Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), China Development Bank (CDB), Export– Import Bank of China (China Eximbank) ed il nuovo fondo New Silk Road Fund,[5] la Cina è entrata in cooperazione con 138 paesi e 30 organizzazioni internazionali.[6] L’Asia centrale è una zona beneficiaria di investimenti nell’ambito BRI di notevole rilevanza.[7] L’interesse appare bidirezionale: da un lato, la Cina è attratta dalla disponibilità di risorse naturali nella regione e dalla sua posizione strategica per l’accesso ai mercati europei, dall’altro lato, i paesi dell’Asia centrale, eccetto il Kazakistan, non sono in grado di generare finanziamenti interni sufficienti per lo sviluppo delle proprie economie e beneficiano dagli investimenti cinesi.[8] Ciononostante, proprio il Kazakistan ha rappresentato il principale beneficiario degli investimenti delle compagnie cinesi nell’ambito Silk Road Economic Belt, considerando che il paese ha ottenuto 35,58 miliardi di dollari tra il 2005 ed il 2020, a confronto con i più esigui 4,73 miliardi in Kirgikistan, 2,15 in Tagikistan e 5,79 in Uzbekistan.[9]  

Rallentamento delle economie dell’Asia centrale e degli investimenti cinesi

Nel 2021 gli investimenti diretti esteri (IDE) globali hanno assistito ad una crescita del 77%, mentre gli investimenti cinesi della BRI hanno subito una diminuzione del 40,8%.[10] Il perdurare dei lockdown e l’incertezza originata dalla pandemia hanno dato un freno agli investimenti cinesi legati alla BRI, che difficilmente torneranno ai livelli degli anni 2010. Il Ministro del Commercio cinese ha dichiarato che l’espansione della Repubblica Popolare Cinese subirà un rallentamento durante il suo quattordicesimo piano quinquennale dal 2021 al 2025. In particolare, egli riporta che la Cina investirà 550 miliardi di dollari (considerando anche gli investimenti nei paesi non appartenenti alla BRI), vale a dire il 25% in meno dei 740 miliardi investiti nel quinquennio 2016-2020. Rivolgendo l’attenzione all’Asia centrale, è evidente come la pandemia abbia rallentato enormemente le economie della regione, contribuendo alla frenata dei progetti in relazione alla BRI. La crescita regionale si è infatti interrotta bruscamente all’inizio del 2020 poiché l’Asia centrale dipende drasticamente dalle esportazioni del settore estrattivo, le quali sono state bloccate dalla chiusura delle frontiere.[11] Tale contrazione legata alla crisi COVID-19 ha oltretutto intaccato la capacità dei Paesi di saldare regolarmente i propri debiti con la Cina.[12] Oltre alla crisi pandemica e alla difficoltà dei beneficiari di ripagare il debito, numerosi altri fattori sono da ostacolo a tale iniziativa multimiliardaria per la costruzione di infrastrutture globali. Per esempio, la vastità del progetto, le difficoltà nella gestione, i beneficiari dei prestiti cinesi in default come lo Sri Lanka oppure sull’orlo del default come il Pakistan, ed il rallentamento dell’economia cinese, stanno unitamente concorrendo al ridimensionamento della BRI.[13]

Una nuova visione affianca la BRI: la Global Development Initiative

Ad integrazione della BRI, il presidente della Repubblica Popolare Cinese sta promuovendo un progetto con una nuova visione, ossia la Global Development Initiative (iniziativa per lo sviluppo globale), che dovrebbe concentrarsi maggiormente sullo sviluppo sostenibile.[14] Molti i dubbi al riguardo, primo fra tutti la poca chiarezza del progetto. Al momento del lancio nel 2021 non esisteva una tempistica per la realizzazione, né un chiaro target ed un obiettivo finanziario definito.[15] Prendendo nuovamente in considerazione il caso dell’Asia centrale, esportatrice di combustibili fossili, la praticabilità della realizzazione del nuovo progetto, quindi la possibilità di portare la regione ad una crescita più inclusiva e sostenibile, rimane pressoché dubbia.[16] Ciononostante, Xi Jinping ha recentemente proseguito con le dichiarazioni in merito agli impegni finanziari nell’ambito della GDI, come l’aggiunta di 42 miliardi di dollari al South-South Cooperation Assistance Fund e all’aumento dei propri contributi al United National Peace and Development Trust Fund.[17] Al di là delle perplessità circa l’implementazione del progetto, la nuova visione di Xi Jinping è segnale dell’insufficienza ed inadeguatezza del progetto iniziale della Belt and Road per i tempi a venire. Oltretutto, è possibile che il governo cinese sia stimolato a proseguire il progetto GDI per far fronte alla concorrenza occidentale, vale a dire il piano Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGII), lanciato il 26 giugno dal G7 nell’ottica di promuovere un piano di infrastrutture globali che sia trasparente e sostenibile dal punto di vista finanziario, ambientale e sociale.[18]


Note

[1] F. Aminjonov et al., BRI in Central Asia: Overview of Chinese Projects. Norwegian Institute of International Affairs (NUPI), 2019, p. 1. Disponibile al link: https://www.jstor.org/stable/resrep26578
[2] H. ZHANG, Building the Silk Road Economic Belt: Challenges in Central Asia. S. Rajaratnam School of International Studies (RSIS), 2015, (Volume 10, No. 3), p.1. Disponibile al link: https://www.repository.cam.ac.uk/bitstream/handle/1810/255619/201503-article2.pdf?sequence=1

[3] F. Aminjonov et al., BRI in Central Asia: Overview of Chinese Projects. Norwegian Institute of International Affairs (NUPI), 2019, p. 1. Disponibile al link: https://www.jstor.org/stable/resrep26578
[4] https://www.ituc-csi.org/IMG/pdf/belt_and_road_initiative_in_central_asia.pdf

[5] F. Aminjonov et al., BRI in Central Asia: Overview of Chinese Projects. Norwegian Institute of International Affairs (NUPI), 2019, p. 1. Disponibile al link: https://www.jstor.org/stable/resrep26578
[6] H. Taliga, Belt and Road Initiative in Central Asia. ITUC 2021, p.5. Disponibile al link: https://www.ituc-csi.org/IMG/pdf/belt_and_road_initiative_in_central_asia.pdf

[7] H. ZHANG, Building the Silk Road Economic Belt: Challenges in Central Asia. S. Rajaratnam School of International Studies (RSIS), 2015, (Volume 10, No. 3), p.1. Disponibile al link: https://www.repository.cam.ac.uk/bitstream/handle/1810/255619/201503-article2.pdf?sequence=1
[8] H. Taliga, Belt and Road Initiative in Central Asia. ITUC 2021, p.6-7. Disponibile al link: https://www.ituc-csi.org/IMG/pdf/belt_and_road_initiative_in_central_asia.pdf
[9] Ivi, p.8.
[10] C. Nedopil Wang, China Belt and Road Initiative (BRI) Investment Report 2021. Green Finance & Development Center, FISF Fudan University, p. 18-21. Disponibile al link:  http://obela.org/system/files/Nedopil-2022_BRI-Investment-Report-2021_0.pdf
[11] OECD, Covid-19 crisis response in Central Asia. 16 novembre 2020, p.1-2. Disponibile al link: https://www.oecd.org/coronavirus/policy-responses/covid-19-crisis-response-in-central-asia-5305f172/
[12] Ivi, p.8.
[13] The G7 at last presents an alternative to China’s Belt and Road Initiative, The Economist. 7 luglio 2022. Disponibile al link: https://www.economist.com/china/2022/07/07/the-g7-at-last-presents-an-alternative-to-chinas-belt-and-road-initiative
[14] Ibid.
[15] Don’t Sleep on China’s Global Development Initiative, The Diplomat. 12 luglio 2022. Disponibile al link: https://thediplomat.com/2022/07/dont-sleep-on-chinas-global-development-initiative/
[16] OECD, Covid-19 crisis response in Central Asia. 16 novembre 2020, p.3. Disponibile al link:  https://www.oecd.org/coronavirus/policy-responses/covid-19-crisis-response-in-central-asia-5305f172/
[17] Don’t Sleep on China’s Global Development Initiative, The Diplomat. 12 luglio 2022. Disponibile al link: https://thediplomat.com/2022/07/dont-sleep-on-chinas-global-development-initiative/
[18] The G7 at last presents an alternative to China’s Belt and Road Initiative, The Economist. 7 luglio 2022. Disponibile al link: https://www.economist.com/china/2022/07/07/the-g7-at-last-presents-an-alternative-to-chinas-belt-and-road-initiative


Foto copertina: Belt and road initiative e contrazione degli investimenti: caso dell’Asia centrale David Parker/CSIS