NATO e Ue guardano all’Indo-Pacifico


Per la prima volta i leader di Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, partecipano ad un Summit NATO. A Madrid l’Alleanza rilancia una nuova strategia decennale. Mosca è la principale minaccia alla sicurezza della NATO. Per la prima volta menzionata anche alla Cina.


Lo scorso 29 e 30 giugno[1], i leader della Alleanza atlantica si sono incontrati al Summit di Madrid, al quale hanno preso parte anche i quattro alleati dell’Indo-Pacifico. L’incontro di Madrid, con ogni probabilità, segnerà l’inizio di una evoluzione della NATO, che solo pochi mesi fa era data per “cerebralmente morta”.
Apertosi con la firma del memorandum da parte di Turchia, Finlandia e Svezia, che segnala il via libera di Ankara all’ingresso dei due paesi scandinavi nella Alleanza, il forum di Madrid ha visto l’approvazione del nuovo Concetto Strategico, come annunciato dal Segretario Generale NATO, Jens Stoltenberg, sul suo profilo Twitter.
Nel documento, rilasciato al termine dell’incontro, la Russia è espressamente indicata come la “più significativa minaccia alla sicurezza dell’Alleanza e alla pace e alla stabilità dell’area euro-atlantica”.[2]
Per la prima volta viene menzionata la Repubblica Popolare Cinese, le cui “ambizioni e politiche coercitive sfidano i nostri interessi, sicurezza e valori”.
Infine, si legge che “L’Indo-Pacifico è importante per la NATO, dato che gli attuali sviluppi nella regione possono influire sulla sicurezza Euro-Atlantica”. 
Qual è, dunque, la situazione geopolitica nell’Indo-Pacifico? Quali sono gli aspetti più rilevanti da prendere in considerazione, utili per avviare una riflessione sulle motivazioni e le opportunità che giustificano una maggiore attenzione di NATO e Ue nell’area?

NATO e Ue nel Pacifico

L’Unione Europea ha mostrato un crescente interesse verso l’area dell’Indo-Pacifico[3], adottando un primo approccio strategico nelle Conclusioni del Consiglio su una strategia dell’UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica, del 16 aprile 2021. L’UE intende rafforzare la presenza politica, economica e militare, inoltre, si legge nel documento, “continuerà a sviluppare partenariati e a rafforzare le sinergie con partner che condividono gli stessi principi e con le organizzazioni pertinenti nel settore della sicurezza e della difesa.” [4]
La NATO, dal canto suo, ha espresso la volontà di diventare una alleanza “globale” e di puntare al Pacifico. Un concetto espresso dal Ministro degli esteri britannico, Liz Truss, la quale ha affermato che la NATO “deve avere una prospettiva globale, pronta ad affrontare le minacce globali” e che l’alleanza dovrebbe “garantire che le democrazie come Taiwan siano in grado di difendersi”.[5]
Nel documento che è stato approvato a margine del Summit di Madrid, viene ribadito che la Russia rappresenta la più seria minaccia alla sicurezza della Alleanza atlantica, alla quale si aggiunge Pechino, che per la prima volta è menzionata all’interno di un Strategic Concept NATO, accusata di non aver condannato l’invasione russa.
D’altro canto, nel corso del meeting dei paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), dello scorso 23 giugno[6], non sono mancate aspre critiche di Pechino rivolte alla politica di espansione della NATO, ritenuta unica responsabile delle attuali tensioni internazionali, e verso l’Occidente (leggasi USA) intento a ricreare un clima da “Guerra Fredda”.[7]
Washington, infatti, sta intessendo una fitta rete di alleanze regionali (Aukus, Quad, Five Eyes) volte al contenimento dell’espansionismo di Pechino nel Mar cinese meridionale e nell’Indo-Pacifico.[8] Allo stesso tempo, sta cercando di coinvolgere maggiormente gli alleati europei.
Un ruolo di primaria importanza lo gioca il Giappone – sua la proposta di organizzare un quadrilaterale a margine del Summit NATO con Australia, Nuova Zelanda e Corea del Sud – che ha tutto l’interesse di richiamare l’attenzione degli europei all’Indo-Pacifico, un concetto che l’ex premier Shinzo Abe ha articolato per la prima volta in un discorso del 2007.[9]
La cooperazione NATO-Giappone[10] ha radici molto profonde, prendendo forma agli inizi degli anni ’90 e ufficializzata a partire dal 2013, con la firma di una dichiarazione congiunta di cooperazione politica, e nel 2014, con l’avvio della Partnership Interoperability Initiative (PII), al fine di incrementare il grado di interoperabilità attraverso esercitazioni militari e navali a guida NATO.[11]
Lo scorso 6 giugno, infatti, due navi NATO, la ITS Margottini della Marina Militare Italiana e la TCG Salihreis della Marina turca, hanno condotto una esercitazione militare con due vascelli della marina nipponica, JS Kashima e JS Shimakaze, nel Mediterraneo.[12]

La leadership giapponese

Lo scoppio della guerra in Ucraina ha rotto la tradizionale quiescenza nipponica in materia di difesa e sicurezza, spingendo il “Paese del Sol levante” a rivedere le sue priorità in politica estera. Lo spettro della minaccia russa non spaventa i soli baltici e la Polonia. Bensì questa minaccia ha riacceso timori e risentimento anche nella tranquilla società giapponese, che si esprime nella storica svolta politica impressa dal nuovo governo di Fumio Kishida, del partito Liberal Democratico.
Dopo trent’anni il Giappone ha preso una posizione inaspettatamente dura contro un paese straniero, essendosi detto disponibile ad accogliere i rifugiati provenienti dall’Ucraina ed approvando dure sanzioni economiche in linea con i partner occidentali. Come riportato lo scorso marzo dalla giornalista del quotidiano Il Foglio, Giulia Pompili, Kishida ha annunciato un pacchetto di sanzioni che comprendeva il congelamento dei beni di personalità politiche, tra cui lo stesso presidente Vladimir Putin e il presidente bielorusso Lukashenka, la restrizione delle transazioni con la Banca centrale russa, l’esclusione della Russia dal sistema Swift, il divieto di esportazioni di semiconduttori e di materiali destinati alla Difesa di Mosca.[13]
Preoccupata dall’invasione russa dell’Ucraina e dalla “amicizia senza limiti” tra il presidente cinese Xi Jinping e quello russo Vladimir Putin, emersa dalla dichiarazione congiunta del 4 febbraio scorso, Tokyo ha rivalutato il proprio ruolo nell’area dell’Indo-Pacifico.[14] Ciò ha rivitalizzato l’impegno nipponico nelle alleanze e partenariati regionali, come il Quad; a rafforzare la cooperazione militare con gli USA; ma soprattutto, cercando di coinvolgere direttamente NATO ed Ue nella sicurezza del Pacifico.
In un sondaggio promosso dal quotidiano Nikkei l’86% degli intervistati ha dichiarato che la Cina rappresenta una minaccia alla sicurezza del Giappone, ed ancora un 82% ha espresso preoccupazione derivante dalla dotazione nucleare della Corea del Nord.[15]
L’ex premier, esponente del partito Liberal Democratico, Shinzo Abe, si è distinto in patria come il maggior sostenitore di un considerevole aumento di spesa nel settore della difesa, che tradizionalmente si è sempre attestata al di sotto dell’1% del PIL.[16]
Su pressione dello stesso Abe, il governo nipponico ha rilanciato la nuova Strategia per la Sicurezza Nazionale[17], superando i vincoli costituzionali che impedivano una politica di riarmo, e rilanciando un piano che prevede di raddoppiare la spese militari nei prossimi anni, puntando a raggiungere il 2% del PIL, ed allineando il Giappone agli altri partner della NATO.[18]
Nel Defense Programs and Budget of Japan[19], il Ministero della Difesa prevede un aumento di spesa di circa 50 miliardi di dollari all’anno, e prevede l’acquisto di velivoli F-35, lo sviluppo di nuovi sistemi satellitari, l’acquisto di droni, sottomarini e navi da guerra, sistemi missilistici a corto e medio raggio.

Russia e Isole Curili

La motivazione di questo attivismo giapponese è da ricercare nella preoccupazione di Tokyo che l’aggressività russa possa riproporsi anche nelle isole Curili, nel nord dell’Hokkaido, oggetto di una contesa territoriale che vede Russia e Giappone contrapposti sin dalla Seconda Guerra Mondiale.[20]
Le Isole Curili, in giapponese note come isole Chishima (Chishima rettō, “arcipelago delle mille isole”) sono un complesso di 56 isole che formano un arcipelago compreso tra l’isola giapponese di Hokkaido, e la penisola russa della Kamčatka, nel Mare di Ohotsk.
Abitate sin dall’antichità dal popolo degli Ainu, sottoposte prima al dominio russo e poi giapponese nel XIX secolo, furono occupate dai sovietici nel 1945, che ottennero il pieno controllo del Mar del Giappone. I Giapponesi, da oltre 70 anni rivendicano la sovranità sulle quattro isole meridionali, denominate “Territori del Nord”, in base all’antico trattato di Shimoda del 1855.[21]

Isole contese – Laura Canali Limes

Con lo scoppio della guerra in Ucraina, e le conseguenti sanzioni varate da Tokyo, i rapporti diplomatici con Mosca hanno subito una brusca frenata, e la condotta russa ha contribuito ad innalzare il livello di allerta delle autorità giapponesi.

Il 24 maggio scorso, mentre il Presidente americano Joe Biden presenziava al meeting Quad nella capitale nipponica, forze aeree russe e cinesi conducevano una esercitazione militare nel Mar del Giappone e nel Mar Cinese meridionale, incontrando la ferma condanna del ministro della difesa giapponese.[22]
Sembrano lontanissimi gli anni del governo Abe, che in occasione della crisi di Crimea nel 2014, adottò un approccio cauto, cercando di allinearsi agli alleati occidentali senza però compromettere i rapporti diplomatici con Putin. Obiettivo essenziale per Abe, infatti, era concludere un accordo di pace con Mosca, per porre fine ad una contesa vecchia di 70 anni. Tuttavia, appare oggi irrealistica una ripresa dei negoziati, soprattutto in considerazione della maggiore attività militare russa ai confini giapponesi, e della maggiore cooperazione militare con i cinesi.
Per Tokyo, dunque, colpire duramente la Russia ora, rappresenta anche un monito per Pechino.[23] L’invasione russa potrebbe rappresentare un precedente utile per la Cina, con la quale vi sono tensioni sul possesso delle isole Senkaku-Diaoyu (sotto autorità giapponese ma rivendicate dalla Cina) e sul futuro status di Taiwan (che Tokyo non desidera vedere cadere in mani cinesi).[24]
Preoccupazione, quella per le sorti di Taipei, che il Giappone condivide con la Corea del Sud. Taiwan, difatti, è sede della TSMC, che è responsabile di oltre il 50% della produzione mondiale di semiconduttori. L’industria dei semiconduttori sarà sempre più al centro della competizione tra Stati Uniti, Unione Europea, Cina, Taiwan, Giappone e Corea del Sud.[25]

L’espansionismo cinese preoccupa anche Australia e Nuova Zelanda

L’attività militare cinese non preoccupa soltanto giapponesi e sudcoreani, bensì inquieta anche Australia e Nuova Zelanda, entrambe allertate dalla penetrazione di Pechino nel Pacifico.
Lo scorso aprile, il Partito comunista cinese ha siglato un accordo di sicurezza con le Isole Salomone, che può rafforzare la presenza militare di Pechino in Oceania.
Lo stesso premier Manasseh Sogavare aveva annunciato la conclusione di un patto sulla sicurezza con la Repubblica Popolare, scatenando le ire di Canberra, e soprattutto Washington, che pochi giorni dopo ha inviato una delegazione ad Honiara, annunciando gravi ritorsioni nel caso di una presenza permanente cinese sulle Isole Salomone.[26] Ufficialmente l’accordo sembrerebbe escludere la costruzione di una base da parte dell’Esercito popolare di liberazione cinese. Tuttavia, Pechino conquisterebbe un rilevante punto di approdo oltre lo Stretto di Malacca, oltrepassando il cordone di contenimento messo in piedi dagli USA (Giappone, Filippine, Taiwan, Indonesia, Malaysia). Le Isole Salomone potrebbero, in caso di guerra, fungere da avamposto cinese nel mezzo della sfera di influenza australiana e statunitense, una posizione strategica per guardare da vicino le manovre di Aukus e Five Eyes.[27]
Oltre alle Isole Salomone, la Cina, attraverso l’instancabile operato del ministro degli esteri Wang Yi, ha provato a concludere il mega accordo multilaterale tra Pechino e le dieci nazioni del Pacifico, che prevedeva la creazione di una zona di libero scambio, ma anche accordi su pesca, addestramento delle forze di polizia e in materia di sicurezza. Tuttavia, Micronesia, Fiji e le altre nazioni oceaniche hanno deciso di sospendere l’accordo, anche in ragione delle preoccupazioni di Australia e USA.[28]
L’attivismo cinese nel Pacifico ha convinto Washington di ritornare a far sentire la propria presenza nell’area, come dimostrato dalla presentazione dell’Ipef (Indo-Pacific Economic Framework)[29], l’iniziativa economica voluta da Biden per contrastare l’espansionismo economico cinese nel Pacifico, e che potrebbe vedere una futura partecipazione della stessa Taiwan.
Anche la Nuova Zelanda sembra aver accantonato la linea della cautela per allinearsi agli alleati statunitensi ed australiani, avviando una nuova cooperazione militare con Washington, come annunciato nel comunicato congiunto Washington-Wellington a margine dell’incontro alla Casa Bianca tra il Presidente Joe Biden e la Prima Ministra Jacinda Ardern.[30] La cooperazione prevedrà una maggiore interoperabilità delle loro forze, compreso lo scambio di personale, l’invio congiunto di forze militari, il commercio in ambito difesa.


Note 

[1] https://www.opiniojuris.it/il-summit-nato-di-madrid/
[2] https://www.nato.int/nato_static_fl2014/assets/pdf/2022/6/pdf/290622-strategic-concept.pdf
[3] https://formiche.net/2022/06/summit-nato-giappone-europa-glosserman/
[4] https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-7914-2021-INIT/it/pdf
[5] https://www.ilfoglio.it/esteri/2022/04/29/news/la-cina-ha-paura-che-la-nato-si-espanda-fino-al-pacifico-3964320/
[6] https://www.fmprc.gov.cn/eng/zxxx_662805/202206/t20220623_10709037.html 
[7] https://www.aljazeera.com/economy/2022/6/22/at-brics-summit-china-seeking-stage-for
[8] https://www.treccani.it/magazine/atlante/geopolitica/G7_NATO_BRICS.html
[9] https://ecfr.eu/article/tokyo-drift-war-in-europe-and-japans-shifting-strategy/
[10] https://www.nato.int/cps/en/natohq/topics_50336.htm
[11] https://www.nato.int/cps/en/natohq/topics_132726.htm
[12] https://mc.nato.int/media-centre/news/2022/nato-ships-train-with-japan-maritime-selfdefense-force-in-mediterranean-sea
[13] https://www.ilfoglio.it/esteri/2022/03/04/news/il-giappone-furioso-contro-la-russia-manda-un-messaggio-a-xi-3765250/
[14] https://www.japantimes.co.jp/news/2022/02/27/national/politics-diplomacy/shinzo-abe-japan-nuclear-weapons-taiwan/
[15] https://www.asahi.com/ajw/articles/14460050
[16] https://asia.nikkei.com/Politics/International-relations/Indo-Pacific/Abe-leads-charge-for-Japan-to-boost-defense-spending-to-2-of-GDP
[17] https://www.japantimes.co.jp/news/2022/01/03/national/base-strike-capability-2022/
[18] https://www.asahi.com/ajw/articles/14460050
[19] https://www.mod.go.jp/en/d_act/d_budget/pdf/20220420.pdf
[20] https://www.adnkronos.com/russia-giappone-si-alzano-i-toni-su-isole-contese_1FU2xH2HJbM4NdgnLRUCTh?refresh_ce
[21] https://www.editorialedomani.it/politica/mondo/le-curili-e-la-guerra-infinita-tra-giappone-e-russia-wpokm9lx 
[22] https://www.rainews.it/articoli/2022/05/giappone-incursioni-di-jet-militari-e-russi-durante-il-summit-quad-3d8b10a6-bb90-4130-b25c-4a173086a3b5.html
[23] https://www.japantimes.co.jp/news/2022/02/26/national/politics-diplomacy/hayashi-blinken-ukraine-china/
[24] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/il-giappone-scopre-le-sue-carte-nella-guerra-ucraina-33902
[25] https://formiche.net/2022/03/intel-samsung-e-tsmc-fronte-colossi-dei-chip/
[26] https://www.reuters.com/world/asia-pacific/us-adviser-campbell-visits-solomon-islands-after-china-pact-signed-2022-04-22/
[27] AUKUS (acronimo inglese delle tre nazioni firmatarie) è un patto di sicurezza trilaterale tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti, annunciato il 15 settembre 2021; Five Eyes è un’alleanza di sorveglianza che comprende Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti.
[28]https://www.repubblica.it/esteri/2022/05/31/news/isole_pacifico_dicono_no_cina_salta_accordo-351877894/
[29] https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2022/05/23/fact-sheet-in-asia-president-biden-and-a-dozen-indo-pacific-partners-launch-the-indo-pacific-economic-framework-for-prosperity/
[30] https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2022/05/31/united-states-aotearoa-new-zealand-joint-statement/


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