C’è dell’immigrazione in Danimarca

L’immigrazione vista dall’interno del Regno ed i suoi effetti in Europa e nel mondo

Negli ultimi mesi si è molto discusso il ruolo del Nord Europa nei confronti delle recenti crisi che hanno visto numerosi flussi di immigrati e richiedenti asilo spostarsi nel vecchio continente in cerca di un paese pronto ad accoglierli. In questa crisi un ruolo molto discusso hanno avuto i Paesi scandinavi, in particolare la Danimarca.

Stare al passo con la normativa danese sull’immigrazione è estremamente difficoltoso. Stando ad uno studio del Danish Refugee Council, il Regno di Danimarca ha apportato cambiamenti significativi alla Legge circa 68 volte dall’inizio del 2002 ad oggi, ovvero un cambiamento ogni tre mesi. Gli aggiornamenti introdotti sono stati sempre volti a rendere meno accessibile la cittadinanza o la residenza sul territorio e questa politica è stata perseguita sia da governi di centrodestra che di centrosinistra. “I numerosi cambiamenti apportati alla legge sull’immigrazione rende molto difficile per chi lavora nel settore legale trovare un senso a tutto ciò. Alla lunga crea dei veri e propri problemi legati ai diritti umani” afferma Lucienne Jørgensen, esperta di diritti umani. Preoccupa in particolare l’introduzione da parte della Danimarca di una manovra che consente alle autorità di prelevare ai richiedenti asilo tutto ciò che supera il valore di 1.450 USD (eccetto oggetti dal valore personale e sentimentale). Questa manovra ha incoraggiato altri Paesi europei ad introdurre Leggi simili, come è successivamente successo in Svizzera (ma per il valore di 1.000 franchi) e se ne sta discutendo in alcuni Stati meridionali della Repubblica Federale di Germania.

Le restrizioni legate all’accesso alla cittadinanza ed alla residenza che in questi anni sono state introdotte e rafforzate sono numerose. Gran parte del lavoro svolto dal governo tuttavia include manovre tese a sfatare il mito e l’immagine di un Paese aperto e conveniente per i richiedenti asilo e gli immigrati. Nell’agosto del 2015 la Danimarca ha ridotto del 45% il budget riservato ai servizi offerti proprio a queste categorie. Il governo danese ha poi proceduto a pubblicizzare il taglio ed altre misure di questo tipo anche su giornali stranieri, tra i quali quelli in Libano che ha una percentuale relativa di richiedenti asilo in Danimarca più alta rispetto ad altri Paesi.

Recentemente un portavoce del partito di governo, Venstre, ha dichiarato che queste misure sempre più restrittive legate all’accesso al Paese ed alla cittadinanza sono un “male necessario” dovuti alla “più grande crisi di rifugiati di tutti i tempi”.  Queste manovre sono in parte spinte dal secondo più grande partito dalle scorse elezioni, il Partito Popolare Danese, di impronta populista e contraria all’immigrazione. Anche se il PPD non è un membro formale del governo in carica, il suo supporto è essenziale per far rimanere in carica il partito del Primo Ministro.

La Danimarca si trova incastrata tra i due Paesi più attrattivi per i richiedenti asilo, ovvero la Germania e la Svezia, rendendo il territorio danese strategico anche per il passaggio di tali flussi migratori. Nel 2015 i richiedenti asilo nel Regno di Danimarca erano circa 21.000, contro i 14.815 del 2014 ed i 7.557 del 2013. Numeri, questi, che il welfare dello Stato danese non riesce a gestire (la Danimarca conta circa 5 milioni di cittadini, quanto la sola regione Campania in Italia).

Dunque i danesi non sono un popolo ospitale come spesso si immaginava prima? Rimanendo sui numeri di una popolazione relativamente piccola, un flusso di immigrati come quello attuale crea dei cambiamenti osservabili ad occhio. Le persone provenienti da altri Paesi presenti in Danimarca sono sempre più presenti nelle scuole e nei posti di lavoro, rendendo palpabile la situazione. I cittadini danesi sono abituati ad un welfare molto elevato, che già si è molto ridotto negli ultimi anni, rendendo ancora più difficile alle autorità consentire un accesso al Paese da parte di numerosi richiedenti. Questo principalmente per due motivi connessi. Il primo è appunto, un calo dei servizi e della qualità del welfare all’interno dello Stato, coincidente con questi flussi, creando scetticismo da parte della popolazione riguardo a questo tema. Il secondo motivo è un aumento dei gruppi politici e sociali spinti da ideali anti-europeisti ed anti-immigrazione, creando scontenti e scontri non nella norma per un piccolo e pacifico Paese scandinavo quale la Danimarca.

L’immigrazione ed in particolare l’immigrazione musulmana, è un problema perenne nel dibattito pubblico in Danimarca e per alcuni immigrati, è diventato troppo. Nel sondaggio, condotto dalla rivista Opinionen, tre su quattro intervistati ha detto che sono o “fortemente” o “un po’” pensando di lasciare la Danimarca per il proprio Paese di origine. E per quasi la metà di coloro che stanno pensando di partire, il dibattito sull’immigrazione e l’Islam è stato citato come la ragione principale.

Tutte queste manovre dunque, riescono a precludere effettivamente l’accesso a tanti richiedenti asilo? In realtà pare di no,poiché, a quanto riporta un esponente della Danish Green Card Association, queste misure colpiscono molto di più i cittadini europei che richiedono la residenza o la cittadinanza danese motivata da coniugi in loco che altri.

Foto Copertina: Getty Images