Il Sud Globale contro l’Europa: il caso del conflitto Israelo-Palestinese


La guerra in Medio Oriente ha evidenziato il contrasto tra le (non) azioni e la retorica europea. In un sistema internazionale sempre più multipolare, i paesi del Sud Globale rivendicano un ruolo maggiore nelle dinamiche internazionali, a partire dalla guerra a Gaza.


A cura di Martina Migliorisi

Due pesi, due misure

L’incapacità dell’Unione Europea di condannare fermamente l’offensiva israeliana a Gaza e di chiedere conto al governo israeliano delle sue violazioni del diritto internazionale ha posto una grande ombra sull’ostentazione europea di porsi come faro in materia di diritti umani e valori democratici. In particolare, l’Unione Europea è stata accusata di doppi standard per le risposte molto diverse che ha dato in seguito alla guerra in Ucraina e alla guerra a Gaza. Successivamente all’invasione russa dell’Ucraina, i leader europei hanno condannato le azioni del governo russo e posto sanzioni economiche a Mosca. La vicinanza al popolo ucraino e la freddezza per quello palestinese hanno ritratto i leader europei come ipocriti agli occhi di una parte della popolazione mondiale.

L’Ue vista dal Sud Globale

Quest’immagine negativa del continente europeo non è un concetto nuovo per stati dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, spesso racchiusi nel concetto di Sud Globale.
Da molto tempo, questi paesi sono soggetti importanti per la politica estera dell’Ue, soprattutto in materia di commercio, sviluppo, sicurezza e migrazione. La politica estera europea, verso l’Africa in particolar modo, ha, secondo alcuni, instaurato nell’Unione l’idea di sé stessa come attore buono con a cuore i diritti umani e la democrazia e come guida per il multilateralismo. Nella realtà però, i paesi del Sud Globale non hanno questa percezione dell’Ue. La percepiscono invece come “eurocentrica”, e leggono nelle azioni estere europee un approccio neocoloniale.[1]
Un esempio della narrativa europea di cooperazione verso gli stati del Sud Globale che ha riscontrato molte critiche è stata la firma dell’Accordo di Samoa il 15 novembre 2023. A Samoa è stato siglato un partenariato tra i paesi UE e e 79 stati ACP di cui 48 paesi africani, 16 dei Caraibi e 15 del Pacifico. L’accordo si basa su sei pilastri: democrazia e diritti umani, sviluppo e crescita economica sostenibili, cambiamenti climatici, sviluppo umano e sociale, pace e sicurezza, migrazione e mobilità. Nel trattato, si legge che “il rispetto dei diritti umani, dei principi democratici e dello Stato di diritto costituisce…un elemento essenziale del presente Accordo”. (articolo 9 (7)).[2] È anche in questo contesto in cui è evidente il divario tra ciò che i leader europei predicano e ciò che poi attuano e che i paesi del Sud Globale criticano l’Europa. E criticandola hanno oggi in mente una situazione particolare, la guerra a Gaza, dove i morti civili palestinesi sono più di 35.000.[3] La risposta europea all’offensiva israeliana, non solo evidenzia l’approccio selettivo dell’applicazione dei diritti umani nel mondo, ma pone l’interrogativo di quali vite umane siano importanti e quali no.[4]

La situazione odierna mina la già debole credibilità europea. Nonostante la retorica su diritti umani e democrazia, l’Europa, ad esempio, continua a pagare governi di paesi autoritari per contenere le migrazioni. Agli occhi di giovani, studenti, attivisti, e anche politici, la descrizione dei leader europei come portatori di democrazia e benessere non corrisponde più all’idea che hanno di essi nella realtà. Oggi, nel cercare partnership, i paesi del Sud Globale non guardano più solo all’Ue. E dove i paesi europei perdono influenza, il vuoto da loro lasciato viene subito colmato da altri, come Cina, Russia o Turchia ad esempio.

L’Ue si ritrova chiamata a doversi adeguare e adattare a un mondo sempre più multipolare e complesso, e a dover riconoscere la voce crescente di stati in Africa, in Asia e in America Latina. Per avere un ruolo nella politica internazionale odierna, l’Europa dovrebbe adattarsi alla nuova distribuzione di potere tra gli stati, e modificare la sua visione del mondo, spesso vista dagli altri paesi come obsoleta e neocoloniale.

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Le azioni e le iniziative normative del Sud Globale nei confronti del conflitto a Gaza

Oggi, in presenza di crisi internazionali, il posizionamento e le azioni del Sud Globale sono molto più presenti e incisive che in passato. Il caso più emblematico riguarda il conflitto israelo-palestinese. Già con il processo di decolonizzazione, il movimento dei non allineati negli anni ’60, ’70 e ’80, si impegnava nel diffondere all’interno dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA) l’importanza del diritto dei palestinesi ad avere uno stato proprio.
Ma è da dopo il 7 ottobre, giorno dell’attacco di Hamas a civili israeliani a cui ha seguito l’offensiva dell’IDF su Gaza, che gli stati del Sud Globale hanno iniziato a condannare con maggiore forza le azioni del governo israeliano e a chiedere il riconoscimento dello stato palestinese. In questo contesto, il Sud Globale ha fatto e sta facendo valere la sua presenza nel sistema normativo internazionale, a differenza dell’Occidente, che si trova spesso diviso, e di Cina e Russia, che rimangono relativamente passive.[5]
In seguito al 7 ottobre, all’interno dell’UNGA, i paesi del Sud Globale si sono mostrati coesi nelle votazioni riguardanti la questione palestinese, ad esempio riguardo alla votazione per un cessate il fuoco[6] e la votazione per il diritto alla Palestina a “stato osservatore” all’interno delle Nazioni Unite.[7] Oltre che appoggiare risoluzioni a sostegno della Palestina nelle istituzioni internazionali, vari paesi del Sud Globale hanno iniziato a prendere loro stessi iniziative all’interno di queste istituzioni. Il caso più importante è rappresentato dal Sudafrica.

Con il sostegno di vari paesi del Sud Globale, il Sudafrica ha avviato un procedimento contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia in merito a presunte violazioni da parte di Israele dei suoi obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio nei confronti dei Palestinesi nella Striscia di Gaza.[8] Dal punto di vista legale, in quanto parte contraente della Convenzione sul genocidio, il Sudafrica può rivolgersi alla Corte Internazionale di Giustizia qualora ritenga che la Convenzione sia stata violata. In aggiunta, il sostegno di Pretoria alla causa palestinese è profondamente radicato nella storia di apartheid del Paese. Infatti, la causa palestinese è in gran parte vista come analoga alla propria lotta contro l’oppressione, l’occupazione e la violenza. Facendo leva su istituzioni internazionali consolidate, il governo sudafricano chiede alla Corte Internazionale di Giustizia di stabilire se a Gaza sia in corso un genocidio e di chiarire i doveri di tutti gli Stati nel prevenire il genocidio. Il valore del caso sudafricano non riguarda dunque solo l’esito legale, ma anche la messa in luce delle equità e responsabilità del sistema giudiziario internazionale.[9]

Un mondo multipolare

Attualmente, è chiaro come i paesi del Sud Globale stiano cercando di modellare un sistema internazionale che li ha spesso lasciati in secondo piano. Un esempio è il recentemente allargamento del gruppo BRICS, che, nel gennaio 2024 è passato da 5 a 9 membri. Dopo secoli di predominio globale, l’eredità più forte dell’Europa è il suo ruolo di grande potenza normativa nel mondo. Tuttavia, questa reputazione di potenza normativa è destinata a cambiare.[10] Per molti, (nel Sud Globale soprattutto, ma non solo) la crisi a Gaza ha evidenziato l’ipocrisia europea quando si parla di diritti umani. Forse, insieme a 35.000 civili palestinesi è morto anche il mito dell’umanità e della democrazia dei leader occidentali.


Note

[1] Shada Islam, Europe and the Global South. How to gain influence and credibility in a complex world, Elcano Royal Institute, 25/04/2024
[2] Accordo di Samoa, https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2023/757563/EPRS_BRI(2023)757563_EN.pdf  
[3] Middle East Eye, 12/05/2024
[4] Mark Langan, Sophia Price, The conflict in Gaza casts a dark shadow over Europe’s new co-operation agreement with Africa, 10/11/2023
[5] Daniela Huber, Israel/Palestine and the Normative Power of the “Global South”, IAI, 22/03/2024
[6] United Nations A/RES/ES-10/22 General Assembly, Resolution adopted by the General Assembly on 12 December 2023,ES-10/22. Protection of civilians and upholding legal and humanitarian obligations
[7] United Nations A/ES-10/L.23 General Assembly
[8] Application of the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide in the Gaza Strip (South Africa v. Israel) https://www.icj-cij.org/case/192
[9] Priyal Singh, Ronak Gopaldas, South Africa’s ICJ case has already altered its foreign policy space, ISS, 24/01/2024
[10] Filippo Fasulo, Guido Alberto Casanova, Paola Morselli, The World is Changing: Who Will Set the Rules?, ISPI, 26/07/2023


Foto copertina: