La Rep. Centrafricana adotta bitcoin e rafforza i legami con il Cremlino


Sulla scia di El Salvador, lo scorso aprile il Parlamento di Bangui ha approvato la legge che riconosce Bitcoin come mezzo di pagamento. La misura potrebbe favorire gli interessi della Russia e, al contempo, ridurre la possibilità di tracciare il commercio illegale delle risorse naturali del Paese.


A cura di Alessia Cannone e Valentina Chabert

Bitcoin ha corso legale

Nel pomeriggio del 28 aprile scorso, l’approvazione all’unanimità della legge Bitcoin ha dato corso legale alla criptovaluta, adottata come mezzo di pagamento per gli scambi all’interno della Repubblica Centrafricana a fianco del tradizionale franco CFA.[1]
Dopo El Salvador, che dal mese di giugno 2021 impiega bitcoin al pari del dollaro[2], La Repubblica Centrafricana si inserisce tra i pionieri di una delle tecnologie più innovative dell’ultimo decennio. Dal registro del dominio bitcoin.org e la conseguente pubblicazione, nel 2008, di un white paper in cui venne annunciata la creazione di una versione peer-to-peer (tra pari) del contante elettronico che non necessita dell’intermediazione di un’istituzione finanziaria[3], l’intrinseca decentralizzazione delle criptovalute ha infatti messo in discussione la tradizionale convinzione che la pianificazione centralizzata attraverso politiche monetarie statali sia condizione necessaria al funzionamento degli scambi di denaro.[4] Nonostante le grandi aspettative del governo, che prevede facilitazioni dell’invio e ricezione di denaro così come agevolazioni nel cambio con le valute straniere, il Fondo Monetario Internazionale ha espresso il proprio disappunto per l’adozione di bitcoin e si è detto preoccupato che la moneta digitale possa considerarsi rimedio per i problemi economici del Paese, dilaniato da una guerra civile e tra i più poveri del continente, in cui solo il 15% della popolazione possiede un allaccio alla corrente elettrica.[5]

L’ombra del Cremlino

Potrebbe esserci la Russia dietro la scelta di includere Bitcoin nel sistema di pagamento del Paese: è ciò che suggerisce una lettera inviata al Primo Ministro russo Michail Vladimirovič Mišustin dal presidente della Camera del commercio e dell’industria Sergej Katyrin, in cui si delineano ulteriori proposte per estendere le criptovalute ad altri Stati del continente – inclusi Uganda e Tanzania, segnati da forti legami con Mosca. Lo stesso potrebbe accadere in Kenya, leader africano per l’uso di bitcoin, e Nigeria, che dallo scorso ottobre è alle prese con il lancio della propria Central Bank Digital Currency.[6] Tanto a livello politico quanto economico, la presenza Russa nella Repubblica Centrafricana si è rafforzata a partire dal 2016, sull’onda delle relazioni personali tra il Cremlino e il Presidente Touadéra: é infatti la Russia ad addestrare l’esercito di Bangui, così come è la stessa compagnia militare privata Wagner ad occuparsi della sicurezza di Tuadéra. Non da ultimo, la Russia sponsorizza numerosi progetti infrastrutturali nel Paese e ha recentemente ottenuto concessioni per l’estrazione di oro e diamanti nelle aree instabili del nord, in cui risultano assenti banche ed istituti finanziari per la gestione delle transazioni finanziarie. In questo contesto, il conflitto in Ucraina potrebbe aver giocato un ruolo decisivo nell’adozione di bitcoin: non è da escludere che la rimozione delle banche russe dal circuito Swift, il lancio del rublo digitale e l’ambiguo braccio di ferro tra la Banca Centrale Russa e il Governo sulla legalizzazione dei cryptoassets[7] abbiano spinto la Russia a fare pressione sulla Repubblica, in modo tale da dare vita ad un canale parallelo che permetta di aggirare i pacchetti sanzionatori occidentali in risposta all’invasione di Kiev. In concreto, il Cremlino avrebbe la possibilità, tra l’altro, di impiegare le criptomonete per gestire i profitti delle miniere sotto il controllo dell’azienda sanpietroburghese M-Invest, appartenente all’oligarca Evgenij Prigožin – vicino a Putin e garante della Wagner.

Distacco dalla Francia e dal dollaro?

L’adozione di bitcoin da parte della Repubblica Centrafricana potrebbe rientrare nella strategia di allontanamento dall’ex madrepatria, la Francia. Questa decisione potrebbe infatti rivelarsi come risposta a quella riforma del franco CFA[8] tanto promessa da Macron a fine 2019 che poi si è dimostrata solo di facciata. Per la società civile africana la ristrutturazione del sistema monetario si è rivelata inconsistente e di ostacolo per la vera indipendenza economica e monetaria. Il completo distacco dal franco CFA e dalla politica monetaria francese non sembra essere concretizzabile per il momento. Se la creazione di una moneta africana indipendente e ancorata ad altre valute sembra lontana, l’adozione di bitcoin potrebbe far guadagnare una minima autonomia, ma con molti rischi data la natura volatile della criptovaluta e l’instabilità finanziaria del Paese.
Secondo alcuni esperti oltre ad essere un modo per divorziare dalla Francia, bitcoin sarebbe funzionale al distacco dal dollaro, moneta corrente per gli scambi internazionali, per legarsi ad altre economie forti sullo scenario globale e rafforzare i legami con altre nazioni. Dubai ha espresso interesse per il mercato centrafricano e vuole approfondire la propria posizione commerciale con il Paese attraverso la promozione delle criptovalute. Probabile è inoltre il coinvolgimento degli Emirati Arabi Uniti nel processo di mining della nazione africana. Anche l’’imprenditore svizzero rumeno Nicolae Buzaianu sta cercando di convincere il governo a sostenerlo per generare criptovaluta e centri di mining nel Paese.

Non solo economia formale: alle attività criminali un vantaggio in più

Da quando bitcoin è stato adottato, nella capitale non c’è stato il boom di attività commerciali adottanti la valuta come metodo di pagamento e l’accesso al sistema da parte dei cittadini non risulta ancora agevole. Per stessa ammissione di un membro della commissione economica dell’Assemblea nazionale, il Paese dal punto di vista infrastrutturale non è ancora pronto e il governo chiede ai cittadini di avere pazienza. Pazienza nell’attendere gli investimenti provenienti dall’estero. Dietro all’adozione della criptovaluta infatti c’è la speranza da parte dell’ambiente governativo di attirare capitali e liquidità che potrebbero risollevare l’economia e far crescere il PIL centrafricano, già provato da decenni di guerra civile. Lo sviluppo del sistema garantirebbe l’accesso ai cittadini che si troverebbero nella condizione di autogestirsi all’interno dell’economia (soprattutto informale), senza il supporto di intermediari finanziari e bancari che, come precedentemente detto, sono latenti nelle aree fuori dalle grandi città.
Il parlamentare dell’opposizione nonché ex primo ministro Martin Ziguélé ha annunciato che farà ricorso alla Corte costituzionale. Permane infatti il dubbio su chi effettivamente possa guadagnare dall’adozione di bitcoin. Negli anni diversi studi hanno evidenziato come l’utilizzo delle criptovalute sia sempre più utilizzato per il riciclaggio di denaro, in quanto in grado di rendere sempre più complesso identificare i flussi di moneta. Non solo, in minor parte è utilizzato per il finanziamento del terrorismo e in generale dei diversi gruppi armati. Il Paese è ricco di materie prime quali oro, diamanti, rame, uranio e legno già oggetto di traffici illeciti in un contesto instabile dal punto di vista della sicurezza, con uno stato non in grado di detenere il monopolio della forza e con personalità colluse con attori criminali. In un contesto simile con un alto tasso di corruzione e violenza diffusa, l’adozione di bitcoin favorirebbe in misura maggiore i traffici illeciti e conseguentemente rafforzerebbe il potere dei gruppi armati che combattono le forze governative, peggiorando l’instabilità nel Paese. A meno che il bitcoin non sia l’anello di congiunzione tra governo centrafricano, Wagner e quindi Russia e i movimenti ribelli.


Note

[1] La Repubblica Centrafricana sceglie il Bitcoin, Opinio Juris, 2 maggio 2022. Disponibile al link: https://www.opiniojuris.it/la-repubblica-centrafricana-sceglie-il-bitcoin/
[2] Chiara Bertoli, Il Bitcoin diventa valuta legale in El Salvador, Opinio Juris, 1 ottobre 2021. Disponibile al link: https://www.opiniojuris.it/il-bitcoin-diventa-valuta-legale-in-el-salvador/.
[3] Badea, L.; Mungiu-Pupazan M.C. The economic and environmental impact of Bitcoin. Institute of Electrical and Electronic Engineers (IEEE), Vol.9, 2021. Disponibile al link: https://ieeexplore.ieee.org/document/9385063.
[4] Valentina Chabert, Le criptovalute come strumento e target del cybercrime, Il Caffè Geopolitico, 2021. Disponibile al link: https://ilcaffegeopolitico.net/933165/le-criptovalute-come-strumento-e-target-del-cybercrime.
[5]  Schindwein, S., Vogel, W., Cosa si nasconde dietro l’arrivo del bitcoin, Die Tageszeitung. Disponibile al link: https://www.internazionale.it/magazine/s-schlindwein/2022/05/12/cosa-si-nasconde-dietro-l-arrivo-del-bitcoin.
[6] Ibid.
[7] Valentina Chabert, Siamo già nell’era della crypto-war? Valute cripto e digitali entrano nel conflitto russo-ucraino, Scenari Internazionali, Giugno 2022.

[8] Creata nel 1945 da Charles de Gaulle, è la moneta attualmente circolante nelle ex colonie occidentali francesi. Prima legata alla moneta francese, ad oggi ha un tasso di cambio fisso legato all’euro.


Foto copertina: La repubblica Centrafricana riconosce il bitcoin come valuta legale