Paraguay, il Partido Colorado conferma la propria egemonia


Il conservatore Santiago Peña è stato eletto presidente


Durante le elezioni dello scorso 30 aprile, l’economista conservatore Santiago Peña, candidato del Partido Colorado, è stato eletto presidente del Paraguay (dove secondo la Costituzione non è previsto il ballottaggio) che governerà fino al 2028. Una vittoria tutt’altro che sorprendente, che pone il paese in continuità con il proprio passato nonostante costituisca, al contempo, un’anomalia in America Latina.

La vittoria di Peña

Ex funzionario del Fondo Monetario Internazionale con un master in economia negli Stati Uniti, Santiago Peña ha ottenuto il 42,7% di preferenze. Secondo, con un notevole distacco, l’esponente di centrosinistra, Efraín Alegre che, a capo della coalizione Concentración nacional para un nuevo Paraguay, ha ottenuto il 27,5% di voti. Terzo con il 22,9% di preferenze, il candidato dell’estrema destra antisistema e autentica sorpresa elettorale, l’avvocato Paraguayo Cabas figura di spicco del partito Cruzada Nacional. Oltre alla presidenza, lo storico partito di Alfredo Stroessner[2], ottiene: il pieno controllo di entrambe le camere del Congresso nazionale con 48 su 80 seggi alla Camera e 23 su 45 seggi disponibili al Senato, e 15 dei 17 governatori locali[3]. Delfino dell’ex presidente e attuale capo dei colorados Horacio Cartes, Peña è il nuovo volto della vecchia macchina del potere colorado. L’economista, che s’insedierà ad agosto, assicura che manterrà immutata la strategia nazionale, sia sul piano interno, che su quello esterno. Agli elettori, Peña si è presentato come il leader della nuova generazione del partito, più focalizzata sull’economia. Ha promesso la creazione di 500.000 nuovi posti di lavoro nei prossimi 5 anni, la riduzione dei prezzi del carburante e dell’energia. Il tutto da finanziarsi espandendo l’economia e, dunque, le entrate fiscali, ed eliminando gli ostacoli burocratici[4]. In questo senso, Peña si è impegnato: a promuovere la realizzazione di politiche pubbliche volte ad incentivare gli investimenti esteri rendendo attrattivo il paese agli occhi degli investitori; aiutare le piccole e medie imprese ad ottenere prestiti agevolati per aumentare le loro attività. Per ciò che riguarda le politiche familiari, il nuovo governo intende approvare il programma “Tekoporã mbarete”, che consiste nell’aumentare del 25% i sostegni già previsti. In materia di sicurezza, invece, Peña ha proposto il programma “Más linces, menos motochorros” attraverso cui promette di triplicare la quantità di poliziotti operativi nelle principali città del paese[5].

Le accuse di corruzione a Horacio Cartes

Una personalità particolarmente controversa, ma molto vicina al nuovo presidente, è quella di Horacio Cartes. Si tratta di uno degli uomini più potenti del Paraguay, attuale presidente del Partido Colorado, i cui interessi economici coinvolgono: fabbriche di sigarette, banche, farmacie, canali televisivi, giornali e una squadra di calcio. Cartes – che è stato presidente del Paese dal 2013 al 2018 – è stato accusato da Washington di essere autore di una campagna di “corruzione significativa” nei riguardi di numerosi funzionari governativi e legislatori del Congresso, e di avere legami con diversi gruppi terroristici. Tra questi: il gruppo islamista libanese Hezbollah; il cartello messicano di Sinaloa e i guerriglieri colombiani delle FARC.
Il Dipartimento di Stato ha, infatti, affermato: «Per più di un decennio, Cartes ha sfruttato la sua ricchezza illecitamente acquisita e l’influenza per espandere il suo potere politico ed economico sulle istituzioni paraguaiane»[6].
In seguito alle accuse, l’ex Presidente è stato oggetto di sanzioni economiche che hanno, in parte, messo a repentaglio i finanziamenti al Partito e la campagna elettorale di Peña, a sua volta ministro delle Finanze durante il governo Cartes. In un’intervista precedente alle elezioni, Peña ha affermato che le accuse erano il frutto di una “responsabilità personale” di Cartes e non riflettevano né lui né il suo partito. «Io sono la mia persona»[7], ha dichiarato.
Tuttavia, mentre festeggiava la vittoria ad Asunción, non ha esitato a ringraziare pubblicamente il suo mentore, Horacio Cartes, che era in piedi accanto a lui sul palco affermando: «Caro Horacio, hai creduto in me quando non avevo storia politica, nessuna esperienza politica»[8]. Ad oggi, la posizione e il ruolo futuro di Cartes si mantengono indefiniti, anche se resta forte l’impressione che il “fantasma” dell’ex presidente aleggerà ancora a lungo sul nuovo governo, influenzandone le scelte.

Come si spiega la forza elettorale del Partido Colorado?

Le recenti elezioni hanno riconfermato il monopolio politico detenuto dal Partido Colorado che ha governato, quasi interrottamente, il Paese dal 1948. Dopo la Seconda guerra mondiale, l’instabilità politica del Paraguay ebbe come esito una guerra civile che si concluse con la presa del potere, nel 1954, del dittatore Alfredo Stroessner, generale profondamente conservatore e membro del Partido Colorado. Il regime instaurato da Stroessner – che rimase al potere per oltre trent’anni – fu caratterizzato da ripetute violazioni dei diritti civili, corruzione, cospirazioni, brogli elettorali, detenzione e tortura degli avversari politici, uso della violenza come arma politica, scambio sistematico di posti di lavoro pubblici con gli affiliati al partito, e gestione personale dell’economia nazionale.
Stroessner offrì, tra le altre cose, protezione ai criminali di guerra nazisti tra cui Josef Mengele[9].
Di fatto, negli anni tra il ’54 e l’‘89, i confini che separavano il partito dall’apparato statale si fecero sempre più labili coinvolgendo la magistratura, i media e l’economia nazionale. Ma non finisce qui. L’appartenenza al partito promossa durante la dittatura è stata trasmessa dalle vecchie generazioni a quelle più nuove: un sentimento che alcuni studiosi paragonano alla fedeltà alla famiglia o quella che si ha verso una squadra di calcio. «Ecco perché il coloradismo è un fenomeno così strano», ha detto a BBC Mundo lo storico paraguaiano Fabián Chamorro. «Non importa chi sia il candidato, non importa il suo curriculum o che sia un criminale, il voto si sposterà lì, senza alcun problema»[10].
Dopo aver consolidato il proprio potere durante gli anni della dittatura militare di Strossner, i coloradi hanno vinto tutte le elezioni dal ritorno alla democrazia in poi. L’unica eccezione c’è stata nel 2008, quando la tornata elettorale fu vinta dall’ex vescovo progressista Fernando Longo.
Tuttavia, la breve parentesi terminò bruscamente 4 anni dopo, nel 2012, quando Longo fu sfiduciato tramite un’operazione politica promossa proprio dal Partido Colorado, che da lì a poco avrebbe ripreso definitivamente il potere.
È, dunque, con il radicamento storico e con l’abilità nel permeare la società paraguaiana a tutti i livelli, in modo da creare fitte reti clientelari, che si può spiegare la popolarità del Partido Colorado che, ad oggi, può contare su 2,5 milioni di iscritti. Un ulteriore elemento che contribuisce ad alimentare la forza elettorale del Partito, deriva dalla diffusissima cultura cattolica, tradizionalista e conservatrice, che ha come pilastro assoluto la tutela e la salvaguardia della famiglia tradizionale. Quest’ultimo aspetto –  che fa da collante nel paese in cui il 90% delle popolazione è di fede cattolica – è stato, infatti, richiamato più volte anche dallo stesso Peña durante i comizi pubblici precedenti alle elezioni.

Un’anomalia latinoamericana

La riaffermazione dei colorados in Paraguay pone il Paese, ancora una volta, in controtendenza rispetto al resto degli stati dell’America Latina, area del mondo attualmente governata, in maggioranza, dalla sinistra e in cui quasi tutti i governi uscenti sono stati bocciati alle urne.
Dal 2018 ad oggi, infatti, si sono svolte 19 elezioni presidenziali e solo due governi uscenti sono stati riconfermati. Il Paraguay si mantiene, pertanto, a forte distanza dal “trend regionale” che intende promuovere i diritti civili, la tutela dell’indigenismo e dell’ambiente in America Latina e che, secondo alcuni studiosi, potrebbe riportare in voga la “Marea Rosada” degli anni del Chavismo. Il maggiore elemento di distinzione risiede nello storico legame con Taiwan.
Il Paraguay è, infatti, l’unico paese latinoamericano che continua a riconoscere Taiwan come stato sovrano a discapito della Repubblica Popolare Cinese. Si tratta di una tradizione che risale, anche in questo caso, all’epoca della dittatura militare di Strossner – ammiratore e sostenitore del generale anticomunista Chiang Kai-shek – e che anche Peña si dice deciso a portare avanti vista la promessa di nuovi investimenti nel paese. «Abbiamo una relazione diplomatica e storica con Taiwan da oltre 60 anni, basata su principi e valori democratici che riteniamo fondamentali per una società come il Paraguay»[11], ha affermato Peña. Si era, invece, dimostrato contrario al mantenimento delle relazioni diplomatiche con Taipei, il candidato di centrosinistra Efraín Alegre che aveva aperto alla possibilità di avvicinarsi a Pechino in caso di vittoria; cambiamento, quest’ultimo, auspicato da tempo dalle élite agro-esportatrici che vedevano scemare i propri guadagni e annullate le possibilità di esportare soia, mais e carne bovina nella Repubblica Popolare Cinese.

La diga di Itaipú

La prima grande sfida a livello regionale che attende il neo presidente, riguarderà la diga di Itaipú situata sul fiume Paraná al confine tra Paraguay e Brasile e gestita da una joint venture tra compagnie dei due paesi.
La diga, occupante un’area pari a 1.400 km² circa, ha una capacità energetica di 14.000 megawatt, contiene 20 turbine in grado di generare 700 megawatt ciascuna, ed è in grado di coprire da sola il 90% del fabbisogno di energia elettrica paraguaiano e il 25% di quello brasiliano.
Ad agosto Peña sarà, dunque, chiamato a rinegoziare la Acta de Iguazu, accordo stipulato tra Brasilia e Asunción nel 1973, quando entrambi i paesi erano guidati da governi autoritari. Fino ad ora, l’accordo sulla gestione della centrale idroelettrica più grande del mondo obbliga il Paraguay a vendere l’eccesso di energia prodotta al Brasile a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato, ma la sua scadenza ad agosto apre le porte ad una possibile rinegoziazione dei tassi di vendita a favore del Paraguay.


Note

[1] Santiago Peña durante un comizio elettorale a Villa Elisa, Paraguay, lo scorso 26 aprile. Tra le mani ha un fazzoletto rosso, colore rappresentativo del Partido Colorado. Fonte: JORGE SAENZ (AP).
[2] Generale salito al potere con un colpo di stato nell’agosto 1954, a partire da quel momento instaurerà una dittatura che durerà fino al 1989.

[3] F. NASTASI, «Elezioni in Paraguay: riconfermati i conservatori e l’anomalia sudamericana», Treccani, 3/05/2023, https://www.treccani.it/magazine/atlante/geopolitica/Elezioni_Paraguay.html.
[4] J. NICAS e L. BLAIR, «Elecciones en Paraguay: esto es lo que hay que saber», The New York Times, 30/04/2023, https://www.nytimes.com/es/2023/04/30/espanol/elecciones-paraguay-resultados.html.
[5] «Propuestas de Santiago Peña se centran en familia, seguridad y trabajo», La Nación, 31/04/2023, https://www.lanacion.com.py/politica/2023/03/31/propuestas-de-santiago-pena-se-centran-en-familia-seguridad-y-trabajo/.
[6] D. REY, «Paraguay: Ex-president’s influence in question after victory», Associated Press, 2/05/2023, https://apnews.com/article/paraguay-president-elections-pena-cartes-asuncion-ecab6ccf4fa342bb23a16cd0e477b4dd.
[7] J. NICAS e L. BLAIR, Op. Cit.

[8] D. REY, Op. Cit.
[9] Medico tedesco e criminale di guerra noto per i suoi esperimenti di eugenetica condotti sui bambini detenuti nel campo di concentramento di Auschwitz.
[10] «In Paraguay vincerà di nuovo il «dinosauro della politica latinoamericana»?», Il Post, 30/04/2023, https://www.ilpost.it/2023/04/30/elezioni-presidenziali-paraguay/.
[11] D. REY, «Paraguay’s long-ruling Colorado Party has easy election win», Associated Press, 1/05/2023, https://apnews.com/article/paraguay-elections-president-pena-alegre-cartes-f72f69b64daa78d19261128222725a72.


Foto copertina: Il conservatore Santiago Peña è stato eletto presidente