Perù ed Ecuador ai seggi


Ecuador e Perù, due paesi entrambi scossi da un passato di corruzione e fragilità, si sono presentati lo scorso 11 aprile alle urne per eleggere il rispettivo Presidente.


 

Elezioni in Perù

Il Perù si è trovato a fronteggiare un continuo cambio di identità del governo, cambiando sei presidenti a partire dagli anni 2000, imputati per reati di corruzione.  L’unico governo di stampo riformista che stava cercando di dare una svolta e smuovere la corruzione nel governo si è trovato estromesso da quei membri del congresso conservatori che pur di mantenere i propri benefit, hanno trovato un escamotage per sottrargli la poltrona.[1]

Inoltre, ha contribuito ad abbassare il livello di fiducia nel sistema governativo, il “vaccinegate”, ovvero la rivelazione che alcuni politici dell’attuale governo si siano fatti vaccinare tra i primi nella popolazione, sorpassando gli anziani e le fasce a rischio[2].

È in questo contesto che il popolo peruviano perde la fiducia nel suo governo, ciò però non frena la sua volontà di rivalsa. Durante la primera vuelta, l’affluenza alle urne infatti è stata maggiore del 70% degli aventi diritto al voto[3] e ha visto in testa Pedro Castillo con il 19,11% dei voti seguito da Kejko Fujimori, che ha guadagnato il 13.36% dei voti[4]. I candidati, rispettivamente appartenenti ai partiti Perù Libre (di stampo marxista) e Fuerza Popular (partito populista di destra e fujimorista), si sfideranno nuovamente il 6 giugno nella segunda vuelta[5].

La sovranista Keiko Fujimori non è un personaggio nuovo nello scenario politico, è infatti la figlia di Alberto Fujimori. Già presidente dal 1990 al 2000, Alberto Fujimori, impose la struttura statale che vediamo ancora oggi. Accusato di aver dato il via al sistema di corruzione nel paese, Fujimori fu inoltre condannato a venticinque anni di carcere per crimini contro l’umanità[6]. Keiko Fujimori è stata anch’essa imputata per crimine organizzato, riciclaggio di denaro, ostruzione alla giustizia e falsa testimonianza e passò parte del 2019 e 2020 in prigione.[7] Sostenitrice del libero mercato, Fujimori afferma di voler usare i ricavi dell’industria estrattiva per dare un impulso all’economia, di voler creare due milioni di nuovi posti di lavoro, migliorando ed espandendo le infrastrutture ed investendo in salute e nell’educazione.

Pedro Castillo, invece, ha ricevuto supporto soprattutto dalle aree rurali, ringraziando i suoi sostenitori in un breve discorso, nel quale ha detto di voler dar voce a chi è stato dimenticato, a chi vive nell’ombra dello stato. Secondo lui, il Perù non è stato governato nell’interesse della maggioranza dei peruviani e perciò vuole portare dei cambiamenti drastici all’interno del paese, come una nuova costituzione che abbia “il colore, l’odore ed il gusto delle persone”. Durante la sua campagna ha inoltre proposto di nazionalizzare le compagnie facenti parte di settori chiave dell’economia come l’industria mineraria, petrolifera, idroelettrica e del gas[8].

Si attende quindi l’arrivo del 6 giugno per decretare il nuovo Presidente della repubblica peruviana.

Elezioni in Ecuador

Dopo le elezioni presidenziali tenutesi in Ecuador il 7 febbraio, con successivo ricorso per brogli del terzo candidato vincente, l’attivista dei diritti degli indios Yaku Pérez, i candidati che si sono contesi la vittoria al ballottaggio sono Andrés Arauz, “delfino” dell’ex presidente Correa e guidante la coalizione di centrosinistra “Unione per la speranza – FCS /CD”, ed il banchiere Guillermo Lasso, capo della coalizione di centrodestra di “Creando opportunità”.[9]

È risultato vincitore della segunda vuelta l’11 aprile Guillermo Lasso, con il 52,50% dei voti, contro il 47,50% del correista Arauz[10].

I due candidati hanno due approcci totalmente differenti: Arauz vuole recuperare le politiche di spesa sociale che caratterizzavano i due governi di Correa (2007-2017) e Lasso, banchiere che difende il libero mercato, propone mezzi liberali per uscire dalla crisi e chiudere definitivamente con il correismo, colpa del debito e del deficit fiscale del paese[11].

La vittoria di Guillermo Lasso rappresenta la prima sconfitta dopo quasi quindici anni del movimento dell’ex presidente Rafael Correa. Questo è un chiaro messaggio da parte della popolazione, la volontà e la speranza di un cambiamento in un paese lacerato da profonde difficoltà economiche aggravate dalla pandemia. [12]


Note

[1] https://www.opiniojuris.it/peru-una-crisi-politica-senza-fine/
[2] https://www.bbc.com/news/world-latin-america-56720780
[3] https://www.statista.com/statistics/1228511/votes-cast-presidential-election-peru-type/
[4] https://www.statista.com/statistics/1228498/share-votes-cast-general-presidential-election-peru/
[5] https://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-56713351
[6] https://www.opiniojuris.it/peru-una-crisi-politica-senza-fine/#_ftn3
[7] https://www.bloomberg.com/news/articles/2021-04-16/peru-would-be-a-dicatorship-under-castillo-lopez-aliaga-warns
[8] https://www.bbc.com/news/world-latin-america-56720780
[9] https://www.opiniojuris.it/ecuador-sara-ballottaggio-alle-elezioni-presidenziali/?fbclid=IwAR3mVzqdD5kVVh0NQCtDkRzPtjYtfFh2ej-9VwqvNficT69t0wHjNwbMdyk
[10] https://elecciones2021.cne.gob.ec/
[11] https://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-56713406
[12] https://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-56715672


Foto copertina: I membri del Consiglio elettorale nazionale (CNE) preparano il materiale elettorale come parte di un programma per consentire alle persone con disabilità di votare prima del secondo turno delle elezioni presidenziali del paese, a Quito, Ecuador, il 9 aprile 2021. © Reuters / Luisa González

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