Allegri-Juventus: esonero o licenziamento per giusta causa?


Con l’ausilio del giuslavorista Mario Cerbone, l’analisi dei possibili scenari successivi alla decisione della Juventus di sollevare dall’incarico Massimiliano Allegri per quanto avvenuto durante e dopo la finale di Coppa Italia.


Venerdì 17 maggio 2019 e venerdì 17 maggio 2024: la perfetta coincidenza delle due date che hanno segnato il capolinea di entrambe le avventure di Massimiliano Allegri alla guida della Juventus non avrà sicuramente lasciato indifferenti i più attenti alla superstizione.
Le analogie, però, iniziano e finiscono qui, perché le modalità dei due addii sono state diametralmente opposte sia nella forma sia nella sostanza, con la prima diretta conseguenza della seconda. Se nel 2019 la separazione venne ufficializzata con una conferenza stampa congiunta dell’allenatore e del presidente Andrea Agnelli, con la consegna, da parte di quest’ultimo, di una maglia celebrativa del quinquennio di successi,[1] nel 2024 l’addio è stato sancito da un freddo comunicato, in cui, tra l’altro, non viene menzionata la Coppa Italia appena vinta, unico titolo ottenuto da Allegri nella sua seconda esperienza in bianconero.

Ultima fermata: Roma

A differenza del 2019, quindi, l’allontanamento con effetto immediato disposto dalla società priverà il tecnico livornese della passerella che, con ogni probabilità, i tifosi juventini gli avrebbero riservato all’Allianz Stadium in occasione dell’ultima giornata di Serie A.
Troppo gravi, per la proprietà e il board, i comportamenti di Max nella notte romana. Mentre lo sfogo, con spogliarello annesso, contro l’arbitro Fabio Maresca, il quarto uomo Maurizio Mariani e il designatore arbitrale Gianluca Rocchi – costatogli due giornate di squalifica in Coppa Italia e 5.000 euro di ammenda – poteva essere ascritto a una situazione di campo e non costituiva un inedito nella sua lunga militanza bianconera, il punto di non ritorno è stato raggiunto in seguito: prima il danneggiamento di un set fotografico di LaPresse, poi, quando teoricamente la mente sarebbe dovuta essere fredda, il plateale allontanamento del direttore tecnico Cristiano Giuntoli durante la premiazione[2] e l’aggressione verbale a Guido Vaciago, direttore del quotidiano sportivo torinese Tuttosport.
Dopo quasi 48 ore di riflessioni con il proprio pool di legali, nel pomeriggio di venerdì 17 la dirigenza juventina ha deciso di interrompere da subito la collaborazione con Allegri, anticipando di fatto una scelta che sarebbe stata formalizzata al termine della stagione.
La sottolineatura nel comunicato che il provvedimento sia stato adottato per «taluni comportamenti […] non compatibili con i valori della Juventus e con il comportamento che deve tenere chi la rappresenta» ha istantaneamente allargato l’orizzonte dall’aspetto meramente sportivo a quello giuridico. Per la società, infatti, la decisione è stata dettata non dal mancato conseguimento dei risultati prefissati (che, invece, sarebbe stata la motivazione di una chiusura “canonica” del rapporto alla fine del campionato), ma dalla violazione, a opera di Allegri, del Codice Etico interno[3] e, nello specifico, del principio di lealtà sportiva, previsto anche dall’Articolo 4 del Codice di Giustizia Sportiva della FIGC.[4]

Le argomentazioni della Juventus

Le azioni di Allegri hanno fatto passare in secondo piano la vittoria della Coppa Italia – che ha posto fine a un triennio di astinenza in casa bianconera – e, soprattutto, hanno provocato un ingente danno d’immagine alla Juve, già scossa di recente dall’inchiesta sulle plusvalenze[5] e alla ricerca, pertanto, di tranquillità e stabilità dopo anni travagliati.  
È per questa ragione che, oltre a sollevare Allegri dall’incarico, la società gli ha presentato una contestazione disciplinare, che potrebbe trasformare quello che attualmente è a tutti gli effetti un esonero in un licenziamento per giusta causa. Una differenza tutt’altro che marginale, in quanto, qualora dovesse concretizzarsi tale scenario, la Juve non sarebbe più tenuta a pagare Allegri (sotto contratto fino al 30 giugno 2025 a 7 milioni di euro netti)[6] e risparmierebbe, considerando lo stipendio lordo del suo ormai ex allenatore, circa 13 milioni. Un dettaglio non trascurabile per un club che, principalmente per la mancata partecipazione alle coppe europee, dovrebbe chiudere il bilancio 2023/2024 con un rosso di quasi 200 milioni.[7]
Dal canto suo, Allegri potrà impugnare la sanzione disciplinare, sostenendo l’insussistenza delle accuse mossegli dalla società e pretendendo il pagamento degli stipendi residui e un risarcimento danni.
Ci sarebbe anche una terza via, la risoluzione consensuale, che permetterebbe a entrambe le parti di non andare in tribunale: la Juve avrebbe uno “sconto” rispetto ai 13 milioni lordi da corrispondere ad Allegri, mentre il tecnico vedrebbe ridimensionato il danno reputazionale generato dalla sua condotta e potrebbe trovare più facilmente e rapidamente un’altra squadra.

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Il parere dell’esperto: intervista a Mario Cerbone      

Per cercare di capire al meglio quali possano essere gli sviluppi dell’intricato caso Allegri, è certamente utile conoscere il pensiero del giuslavorista Mario Cerbone, professore associato di Diritto del Lavoro presso l’Università degli Studi del Sannio di Benevento.

Che differenza c’è tra esonero e licenziamento per giusta causa?
«Il licenziamento per giusta causa è un provvedimento sanzionatorio, adottato dal datore di lavoro (nella fattispecie la Juventus), che estingue il rapporto lavorativo. Vi si può ricorrere per motivazioni disciplinari che implicano una lesione e/o un’alterazione irrimediabile del vincolo fiduciario che deve sussistere tra le parti del contratto di lavoro. Si fa riferimento a condotte che esulano dall’ambito strettamente tecnico-sportivo, a cui invece si applica l’esonero. Quest’ultimo, infatti, è uno strumento prescelto solitamente dalle società deluse dai risultati raggiunti sul campo, è dotato di un’intrinseca flessibilità sanzionatoria ed è utilizzabile anche senza un puntuale e scrupoloso onere di motivazione (che è essenziale nel licenziamento). L’esonero dispensa l’allenatore – che continua comunque a ricevere lo stipendio fino alla scadenza del contratto, contrariamente a quanto capita con il licenziamento – dall’obbligo di fornire le proprie prestazioni».

I comportamenti di Allegri possono dare il “la” al licenziamento per giusta causa da parte della Juventus?
«A mio avviso, la Juventus avrebbe tutte le carte in regola per seguire questa strada, poiché Allegri è incorso in violazioni apprezzabili in più direzioni. Quanto ai rapporti esterni, ha infranto in maniera clamorosa le disposizioni del Codice Etico della società bianconera con le sue azioni abnormi nei confronti della squadra arbitrale – e quindi della FIGC – e di un giornalista. Inoltre, le sue condotte hanno violato regole interne all’organizzazione del club, soprattutto con il plateale “invito” al direttore tecnico Giuntoli ad allontanarsi dalla zona della premiazione. Il gesto di Allegri, fatto in pubblico, quando si era ancora sul terreno di gioco, potrebbe ricondursi a una classica ipotesi di manifestazione del pensiero, una specie di diritto di critica verso il datore di lavoro. Sennonché, nel caso di Allegri, tale diritto di critica nei confronti di un dirigente aziendale, che per di più ricopre una posizione apicale nell’organigramma juventino, si è estrinsecato in modo sproporzionato ed eccessivo, senza rispettare gli opportuni limiti di continenza formale e sostanziale ai quali sono tenuti i lavoratori».

Potrebbe incidere, nella scelta della Juve, l’essere quotata in borsa?
«Questo aspetto costituisce indubbiamente un’aggravante per Allegri, giacché le società quotate in borsa sono più in vista delle altre e, dovendo rispondere agli stakeholders, devono avere una rigorosa inflessibilità nel valutare i comportamenti dei propri dipendenti, malgrado ciò avvenga spesso in modalità alquanto discutibili. Se chiudesse un occhio sui fatti accaduti a Roma, la Juve subirebbe un danno d’immagine ancora più grande di quello già derivato dalle azioni di Allegri».

Quante analogie ci sono con l’episodio riguardante l’allenatore del Lecce Roberto D’Aversa, sollevato dall’incarico lo scorso marzo dopo la testata rifilata a Thomas Henry, attaccante del Verona?
«Il gesto di D’Aversa si configura come un’aggressione fisica, non solo verbale, e dunque è addirittura più grave di quello di Allegri. Tuttavia, ci sono sfumature rilevanti che connotano le due situazioni. Innanzitutto, D’Aversa ha chiesto scusa già nel post-partita, laddove Allegri è stato evasivo. Poi, nel comunicato ufficiale dell’esonero,[8] il Lecce ha menzionato anche lo staff di D’Aversa, facendo intuire che la scelta, al di là della gravità della vicenda individuale, sia dipesa fondamentalmente dall’insoddisfazione per il rendimento sportivo della squadra.[9] La Juve, al contrario, menzionando soltanto Allegri e non i suoi collaboratori, ha voluto rimarcare le esclusive responsabilità comportamentali del tecnico. Infine, il fatto che la Juve sia quotata in borsa accentua la rilevanza disciplinare delle condotte dei rappresentanti, a vario titolo, del club stesso. Per i bianconeri, in particolare in questa gestione aziendale, i risultati sportivi non possono non uniformarsi costantemente ai valori etici dello sport e tale binomio va osservato in via esemplare specialmente da coloro che, nell’organizzazione societaria, hanno maggiore sovraesposizione, e tra questi senz’altro l’allenatore».

C’è la possibilità che non si arrivi in tribunale e si scelga la soluzione della transazione?
«È un’ipotesi percorribile, una sorta di via di mezzo. Un accordo compromissorio eviterebbe alla Juve e ad Allegri le beghe e le lungaggini processuali, dato che, nell’eventualità di un licenziamento per giusta causa, è verosimile che l’allenatore ricorra alla giustizia ordinaria».


Note

 

[1] Tra il 2014 e il 2019 la Juventus di Allegri ha conquistato undici trofei (cinque scudetti, quattro Coppe Italia e due Supercoppe Italiane) e ha raggiunto due volte la finale di Champions League (2015 e 2017)
[2] Con Giuntoli l’alterco sarebbe proseguito, davanti a testimoni, al rientro della squadra in albergo (https://www.gazzetta.it/Calcio/Calciomercato/Juventus/19-05-2024/juve-allegri-in-tribunale-licenziamento-per-giusta-causa-e-battaglia-legale.shtml?refresh_ce)
[3] Approvato il 18 luglio 2023 dal Consiglio di Amministrazione della Juventus
(https://www.juventus.com/it/club/corporate-governance/)

[4] https://www.figc.it/media/95475/codice-di-giustizia-sportiva-figc_.pdf
[5] I 10 punti di penalizzazione comminati dalla Corte Federale d’Appello della FIGC hanno fatto scivolare la Juve dal 3º al 7º posto della Serie A 2022/2023, impedendole di prendere parte alla Champions League 2023/2024. Nell’estate 2023 la Vecchia Signora è stata esclusa anche dalla Conference League 2023/2024 per la violazione del quadro normativo della UEFA
(https://it.uefa.com/news-media/news/0283-1899ee3406eb-6a9fd8ead4ba-1000–il-cfcb-conclude-il-procedimento-contro-juventus-e-chels/)

[6] https://www.calcioefinanza.it/2023/09/05/serie-a-stipendi-allenatori-2023-2024-classifica/
[7] https://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/Juventus/21-05-2024/juventus-il-nuovo-allenatore-e-gli-obiettivi-del-business-plan.shtml
[8] https://www.uslecce.it/news/214712094214/sollevato-dall-incarico-mister-d-aversa
[9] Il Lecce aveva ottenuto appena 5 punti in 12 giornate, ritrovandosi con una sola lunghezza di vantaggio sulla zona retrocessione.


Foto copertina: l’ex allenatore della Juventus Allegri