Pechino 2022:Giochi (di potere) invernali.


Pechino 2022: si è chiusa la ventiquattresima edizione dei Giochi Olimpici Invernali disputata in Cina. Sullo sfondo della manifestazione, l’ombra del doping, l’emergenza pandemica, il boicottaggio di alcuni paesi e le tensioni internazionali tra Russia e Ucraina


Pechino 2022, appena terminate le Olimpiadi svolte tra il 4 e il 20 febbraio. I XXIV giochi invernali sono stati ospitati dalla Cina in tre sedi per 109 gare complessive: Pechino, Contea di Yanqing[1] e Zhangjakou[2].
A inaugurare i giochi: la cerimonia di apertura di Xi Jinping[3], vertice politico e militare cinese; il giuramento degli atleti Liu Jiayu e Wang Qiang e i tedofori[4] Dinigeer Yilamujiang e Zhao Jiawen.
La scelta  di questi ultimi ha destato non poche polemiche: uigura – lei – e han – lui, due etnie diverse chiamate a testimoniare armonia nella nazione cinese.
La decisione, di natura chiaramente politica, non ha fatto altro che inasprire gli animi, maturando nell’idea altrui un effetto contrario; il risultato è stato quello di simulare ciò che andava dissimulato. La capitale cinese ha ospitato per la seconda volta i giochi olimpici: la prima volta fu per le Olimpiadi estive del 2008, dall’8 al 24 agosto. Le condizioni, chiaramente, furono ben diverse: la minaccia del Covid-19 non era ancora presente e per questo l’ambiente fu nettamente più disteso.

La minaccia del Covid-19 sulle Olimpiadi.

Le disposizioni sulle misure di prevenzione del Covid prevedevano che soltanto i vaccinati potessero evitare 21 giorni di quarantena, con il test di routine delle 72 ore prima dello spostamento verso Pechino. Il numero di dosi vaccinali, con l’ultima fatta almeno 14 giorni prima della partenza, doveva attenersi al regolamento del paese originario dell’atleta in questione. Non sono mancate esenzioni per chi era impossibilitato a vaccinarsi: i disturbi e le allergie dovevano essere accertate e testimoniate da un’equipe medica. Tutti avrebbero dovuto sottoporsi ad un tampone giornaliero per facilitare aggiornamenti continui e monitoraggi sanitari. In caso di positività di un’atleta o di un membro dello staff la procedura imponeva un immediato isolamento: se il soggetto era asintomatico veniva trasferito e isolato in una struttura isolata per procedere con preparazione atletica e allenamenti, se era sintomatico veniva trasportato d’urgenza in ospedale. A sbloccare la situazione e dimostrare la negatività erano necessari due tamponi a distanza di 24 ore.
A salvaguardare e impedire un contagio tra sportivi e staff l’intolleranza di trasgressioni: bolle ferree, mascherine da indossare obbligatoriamente, nessun contatto fisico; per gli spostamenti navette personali e treni igienizzati per permettere agli atleti di raggiungere le sedi delle gare, gli allenamenti e i villaggi in cui risiedevano. Al fine di lasciare una parvenza di normalità c’era stata l’idea di far assistere ai tifosi e amanti dello sport le gare per il 50% di capienza; un’idea tramontata a meno di un mese dai giochi. Infine, ultimata la propria prestazione ogni atleta è stato raccomandato di lasciare il paese entro 48 ore al fine di ridurre il rischio di altri contagi.
La bolla d’isolamento è stata fatta iniziare il 23 gennaio 2021; da allora fino all’inizio dei giochi si sono registrati 358 casi di positività. Sfortunato il caso dell’italiano Kevin Fischnaller, partecipante alla gara di slittino su ghiaccio, positivo il 4 febbraio – giorno in cui iniziarono le Olimpiadi.
A incuriosire molto è stato il caso di Tahli Gill, atleta australiana della squadra di doppio misto di curling, che ha potuto disputare la propria gara nonostante la positività al Covid-19. A dare il via libera è stato il Comitato olimpico australiano: se inizialmente al team era stata negata la partecipazione alla gara, la svolta arrivò proprio dal sistema sanitario cinese che consentì l’accesso alla coppia ritenendo i valori dei tamponi accettabili.

USA protagonista di due guerre fredde.

Il 6 dicembre 2021 la Casa Bianca annunciò (clicca per il video) che non sarebbe stato inviato alcun rappresentante diplomatico: “L’amministrazione di Biden non invierà alcuna rappresentanza diplomatica o ufficiale alle Olimpiadi invernali e ai giochi paralimpici di Pechino 2022 dati i genocidi e i crimini contro l’umanità e lo Xinjiang e altre violazioni dei diritti umani. Gli atleti della squadra USA hanno il nostro pieno sostegno, noi saremo con loro al 100% mentre faremo il tifo da casa. […] Abbiamo un impegno fondamentale nella promozione dei diritti umani, teniamo molto a questa posizione e continueremo a intraprendere azioni per promuovere i diritti umani in Cina e oltre”.
Zaho Lijian[5], ancora prima della dichiarazione ufficiale del presidente americano, commentò i roumors così: “Se gli Stati Uniti insistono nell’andare sulla propria strada adotteremo sicuramente contromisure risolute. Le Olimpiadi Invernali non possono essere il palcoscenico per una provocazione politica. […] Sarebbe una grave macchia per lo spirito della Carta Olimpica e una grave offesa per un miliardo e mezzo di cinesi”; ha poi proseguito dichiarando che: “Per pregiudizi ideologici e sulla base di voci e bugie, gli Stati Uniti stanno cercando di rovinare i Giochi olimpici invernali di Pechino. […] Questo esporrà solo le loro cattive intenzioni e intaccherà ulteriormente la loro autorità morale e credibilità”.
La decisione fu presa in virtù della posizione contro la violenza e l’oppressione della libertà verso le minoranze che la Cina stava attuando in Tibet, Hong Kong e Xinjiang: circa un milione di Uiguri e minoranze di lingua turca di religione musulmana sono detenuti in campi di concentramento a Xinjiang, costretti ai lavori forzati e sterilizzati. A seguire Regno Unito, Australia, Canada, Nuova Zelanda, Giappone, Lituania e Taiwan. Caso particolare quello della Corea del Nord che ha dato forfait al fine di tutelare i propri atleti dalla nuova ondata della pandemia; a differenza di Arabia Saudita e Haiti che hanno fatto il loro esordio nei Giochi Olimpici e il Perù che ci è tornato dopo otto anni di assenza.

La scomparsa di Peng Shuai

Ad alimentare le polemiche la scomparsa della tennista cinese Peng Shuai, avvenuta il 2 novembre: giorno in cui aveva postato sui canali social denunciando una violenza subita da Zhang Gaoli[6]. Lo sfogo fu prontamente cancellato, poco dopo scomparirono anche i profili social, lasciando nell’etere anche la tennista, riapparsa soltanto negli ultimi giorni. L’eco dell’hashtag #whereispengshuai è rimbombato su internet amplificando il caso e rendendolo famoso a livello globale.
Il 18 novembre la China Global Television Network[7], canale televisivo cinese e braccio destro della China Central Television[8], pubblicò su Twitter uno screenshot di una presunta mail di Peng indirizzata alla Women’s Tennis Association nella quale negava le accuse di molestia e la propria scomparsa, rassicurando tutti di essere sana e salva a casa; la WTA negò la credibilità della notizia e la veridicità della lettera. I tennisti più importanti sono scesi in campo per denunciare la scomparsa della collega: da Naomi Osaka a Serena Williams, da Nicholas Mahut a Novak Djokovic.
Peng Shuai è ricomparsa pubblicamente il 7 febbraio, poco più di tre mesi dopo quel celebre post, concedendo un’intervista al quotidiano sportivo francese Équipe nel quale ha dichiarato di non essere mai stata vittima di stupro e che il post fu cancellato da lei stessa volontariamente.

L’ombra del doping

Il primo sospetto è nato il 7 febbraio durante le gare a squadra mista di pattinaggio di figura. A salire sul podio: ROC[9], USA e Giappone, rispettivamente vincitori di oro, argento e bronzo. Grazie ad un’eccellente prestazione la squadra russa ha ottenuto il massimo risultato lasciando pochi dubbi. Autore del colpo di scena è stato il Comitato Olimpico Internazionale[10] che ha interdetto le fasi preparative della premiazione per slittare la cerimonia inizialmente a martedì 8 febbraio e, in un secondo momento, a data da destinarsi. Il portavoce del Comitato Internazionale Olimpico Mark Adams aveva dichiarato che si trattava di “implicazioni legali” delle quali il CIO stava discutendo con l’Unione internazionale di pattinaggio[11].
A guidare la classifica con il primo posto è la 15enne Kamila Valieva, grazie alla quale la Russia ha potuto raggiungere ottimi risultati in questa edizione dei Giochi Olimpici; l’altra faccia di una medaglia mai ricevuta in cerimonia è la vergogna dello scandalo causato dalle accuse di doping riguardo un test fatto a dicembre 2021 e che aveva creato un precedente non indifferente: il test aveva messo in evidenza la presenza di trimetazidina, un agente metabolico che usava per questioni cardiologiche e che ne aveva rilevato la positività. La ragazza, visibilmente provata dalla pressione e dall’emotività dello spiacevole contesto è incorsa in diversi errori che l’hanno portata ad uscire in lacrime a fine prova e a piazzarsi quarta nella classifica finale della gara di pattinaggio di figura – nonostante fosse considerata la favorita per questa edizione delle Olimpiadi. La CIO ha poi affermato che se la Valieva fosse arrivata nei primi posti la cerimonia di premiazione non ci sarebbe stata, alimentando una pressione, già notevole, attorno alla ROC.
Tre giorni dopo, il 10 febbraio, scoppia il secondo caso di doping: accusato lo sciatore iraniano Hossein Saveh Shemshaki. L’atleta era stato sottoposto a test il 7 febbraio; risultato positivo per un metabolita del deidroclorometil testosterone, è stato sospeso dalla competizione con effetto immediato.
Nei giorni seguenti vengono sottoposte ai test antidoping le due ucraine: la sciatrice di fondo Valentyna Kaminska e Lidiia Hunko; i risultati emersi confermano la positività: nel caso della prima per mesterolone, methylhexanamina e heptaminol, per la seconda deidroclorometil Testosterone.

Il medagliere italiano

Il 21 febbraio si sono conclusi i Giochi Olimpici e l’Italia conclude con il secondo miglior risultato: 17 medaglie, di cui 2 ori, 5 argenti e 8 bronzi; le Olimpiadi più prolifiche, seconde solo a quelle di Lillehammer giocate nel 1994[12].
A vincere gli ori sono stati Arianna Fontana con lo short track nei 500 metri e Stefania Constantini con Amos Mosaner con il curling doppio misto. Gli argenti sono stati vinti da Francesca Lollobrigida nei 3.000 metri del pattinaggio di velocità; Arianna Fontana, Martina Valcepina, Arianna Valcepina, Andrea Cassinelli, Pietro Sighel e Yuri Confortola nella staffetta mista dello short track; Federica Brignone nello slalom gigante di sci alpino; Federico Pellegrino nello sprint tecnica libera dello sci alpino; Omar Visintin e Michela Moioli nel mixed team cross dello snowboard; Sofia Goggia nella discesa libera dello sci alpino; Arianna Fontana nei 1.500 metri dello short track. I vincitori della medaglia di bronzo sono Dominik Fishnaller nello slittino singolo; Omar Visintin nello snowboard cross; Davide Ghiotto nei 10.000 metri di pattinaggio di velocità; Dorothea Wierer nei 7,5 chilometri sprint del biathlon; Nadia Delago nella discesa libera dello sci alpino; Pietro Sighel, Yuri Confortola, Tommaso Dotti e Andrea Cassinelli nella staffetta dei 5.000 metri della short track; Federica Brignone nella combinata dello sci alpino; infine, Francesca Lollobrigida nella mass start di pattinaggio di velocità. L’Italia ha potuto, così, raggiungere il 13° posto nella classifica finale dei medaglieri, subito dopo il Giappone.

Lo sfondo della possibile guerra.

A incorniciare le Olimpiadi di Pechino 2022 la tensione crescente causata dal crisi geopolitica tra Russia e Ucraina. Nelle ultime ore il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un documento che riconosce l’indipendenza del Donbass[13] con la conseguente presa di posizione dell’Unione Europea che è pronta a varare una serie di sanzioni dure.
Sono terminati, quindi, tra i più complessi e controversi Giochi Olimpici degli ultimi anni; giochi di potere che hanno quasi oscurato atleti e professionisti, mettendo in evidenza l’influenza della politica ancora troppo presente laddove dovrebbe mancare. E ora tocca a noi, appuntamento a Cortina – Milano 2026…


Note

[1] Struttura per le gare di: sci alpino, skeleton, slittino e budello di bob.
[2] Struttura per le gare di: sci di fondo, salto con gli sci, biathlon, snowboard, combinata nordica e freestyle.
[3] 習近平T, 习近平, Xí Jìnpíng, pronuncia /ɕǐ tɕînpʰǐŋ/. Segretario generale del Partito Comunista Cinese (PCC) dal 2012, presidente della Commissione militare centrale (CMC) dal 2012 e presidente della Repubblica Popolare Cinese (RPC) dal 2013.
[4] Atleta incaricato di portare la fiaccola olimpica.
[5] Portavoce del Ministero degli affari esteri della Repubblica popolare cinese dal 2020.
[6] Vice presidente cinese.
[7] CGTN. Canale all-news di notizie 24 ore su 24, in lingua inglese. Di proprietà di China Media Group – gruppo editoriale statale noto come “Voice of China” sotto il controllo del Dipartimento di Propaganda del Partito Comunista Cinese.
[8] CCTV. Televisione Centrale Cinese emittente controllata dallo Stato.
[9] Олимпийский комитет России, Olimpijskij komitet Rossii – Comitato Olimpico Russo, nuovo nome con il quale la Russia ha scelto di rappresentarsi ai Giochi Olimpici.
[10] Comité International Olympique (CIO).
[11] International Skating Union (ISU).
[12] Lillehammer: comune della Norvegia. I risultati ottenuti furono: 7 ori, 5 argenti, 8 bronzi, per un totale di 20 medaglie.[13] Bacino del Donec, regione indipendente dall’Ucraina dal 2014.


Foto copertina: Lintao Zhang/Getty Images