Venti di guerra in Caucaso Meridionale?


Da alcuni giorni cresce la tensione tra Armenia e Azerbaijan. Le forze armate di entrambi i Paesi hanno iniziato a mobilitare mezzi militari verso le zone di confine, con il rischio sempre più tangibile di una nuova escalation. Ma evitare una guerra è ancora possibile.


Soffiano venti di guerra in Caucaso Meridionale. Sono passati più di otto mesi da quando un gruppo di ambientalisti, esponenti di organizzazioni non governative e membri della società civile hanno dato inizio ad una serie di proteste lungo il corridoio di Lachin, che collega l’Armenia al Nagorno-Karabakh, chiedendo al governo dell’Azerbaijan di adottare azioni necessarie affinché venisse fermato il trasferimento illegale di risorse naturali e minerarie estratte nei territori occupati dell’Azerbaijan verso l’Armenia.[1]
Di conseguenza, dal mese di dicembre 2022 l’Azerbaijan ha istituito un checkpoint a Lachin per monitorare una serie di attività illegali in cui possibilmente sono rimaste coinvolte alcune vetture del Comitato Internazionale della Croce Rossa e che includono il rifornimento illegale di armi e materiale bellico all’interno dei territori controllati da quella che è considerata la repubblica separatista del Nagorno-Karabakh.[2]
Da allora, alcuni membri della comunità internazionale hanno accusato l’Azerbaijan di genocidio e di spingere Khankendi, nei territori occupati, sull’orlo di una crisi umanitaria, sino ad arrivare alla stesura di un report da parte dell’ex Procuratore della Corte Penale Internazionale Luis Moreno-Ocampo in cui vengono apertamente sollevate istanze genocidarie da parte di Baku.[3]
Ciononostante, non è tardata ad arrivare la risposta dell’Azerbaijan, che ha richiesto la redazione di un report indipendente sulla situazione a Lachin ad un gruppo di esperti legali guidati dal britannico Rodney Dixon. Nel rapporto preliminare Dixon ha affermato che sono infondate le accuse mosse da Morano-Ocampo di crisi umanitaria e genocidio nei confronti della minoranza armena del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbaijan. [4]
Tuttavia, non sembrano esserci ulteriori sviluppi dopo che l’Armenia, seguita dalla Francia, ha inviato una grande quantità di aiuti umanitari ancora in attesa di passare dal checkpoint. Sono fermi allo stesso modo i convogli umanitari carichi di farina mandati da Baku attraverso la strada alternativa che collega Aghdam a Khankendi, anch’essa bloccata per via della presenza di alcune barriere istituite dai residenti armeni del Nagorno-Karabakh, che avrebbero rifiutato gli aiuti per motivi legati alla provenienza del carico.[5]

Yerevan e Mosca: amici nemici

Nell’ultima settimana, la situazione in Caucaso meridionale è precipitata dopo che il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan ha rilasciato un’intervista al quotidiano italiano “La Repubblica” affermando che affidare la propria sicurezza alla Russia si è rivelato essere ‘un errore strategico’.[6]
Nulla di particolarmente nuovo per chi ha un occhio vigile sul Caucaso, dato che le critiche di Yerevan alla gestione da parte delle forze di pace russe stanziate al confine con l’Azerbaijan e nei territori in cui risiede la minoranza armena hanno origini ben più profonde e risalgono al mancato sostegno della Russia durante la Seconda Guerra del Nagorno-Karabakh del 2020.
Ciononostante, lo scorso settembre 2022 si è rivelato essere un nuovo spartiacque nelle relazioni Yerevan – Mosca. Anche in questo caso, Pashinyan aveva duramente criticato le forze di peacekeeping russe e la CSTO – l’alleanza di sicurezza a guida russa e trazione turcofona di cui l’Armenia fa parte – per non essere intervenuta in occasione di alcuni scontri di confine con l’esercito dell’Azerbaijan.[7]
Nei mesi successivi, l’Armenia aveva preso la decisione di non partecipare alle esercitazioni militari della CSTO,[8] minacciando addirittura una possibile uscita dal Trattato di Sicurezza Collettiva.

Negli ultimi giorni, tuttavia, si è giunti ad un nuovo livello di complessità: numerose azioni di Yerevan nei confronti di Mosca sembrano indicare come l’Armenia stia cercando di inserirsi in nuovi quadri di alleanze strategiche nel tentativo di ritagliarsi uno spazio di sicurezza nel Caucaso Meridionale in previsione di una possibile nuova guerra contro l’Azerbaijan. Baku accusa l’Armenia di perseguire rivendicazioni territoriali sul Nagorno-Karabakh e di numerosi tentativi di sabotaggio durante i negoziati di pace.[9]
Per Pashinyan l’idea di abbandonare ogni velleità sul Karabakh e riconoscerlo come parte dell’Azerbaijan potrebbe essere l’ultima opzione[10] pur di salvare la propria carriera politica di fronte ai suoi elettori. 
In quest’ottica si può quindi leggere l’aspirazione di Yerevan ad entrare, in futuro, nella NATO; le critiche aperte alla Russia, che attraverso la portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova ha espresso preoccupazione per il pericoloso (e vano) tentativo di avvicinamento all’Occidente; il richiamo del plenipotenziario presso il CSTO[11] e, da ultimo ma non per importanza, la decisione di inviare aiuti umanitari all’Ucraina ad oltre un anno e mezzo dall’invasione russa.[12]
A livello strategico, sembra chiaro che tra Armenia e Russia non ci sarà nessuna rottura definitiva: la Russia non si ritirerà dal Caucaso, e nemmeno lo stesso Pashinyan aspira in realtà ad una frattura con Mosca, che in ogni caso rimane l’unica in grado di provvedere alla sicurezza di Yerevan in caso di una nuova guerra. Non è però detto che il sostegno russo possa nuovamente concretizzarsi dopo il tentativo di Pashinyan di far prendere una deriva occidentale alla propria politica estera in questo momento così delicato e di tensione per il Caucaso meridionale: sebbene fare previsioni in questa regione sia non solamente pressoché impossibile bensì azzardato, sarà però motivo di interesse valutare quanto Pashinyan sia riuscito ad ottenere un maggior potere negoziale con Putin sulla questione del Karabakh.

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Baku non vuole una terza guerra in Karabakh

Benché negli ultimi giorni siano comparsi video sui principali canali social di movimenti di armamenti sia da parte di Baku che armeni, il lavoro della diplomazia sta continuando.
Si è conclusa qualche settimana fa una riunione speciale del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, durante la quale l’Armenia ha cercato di porre l’attenzione sulla presunta crisi umanitaria in Karabakh, non riuscendo tuttavia a giungere a nessuna soluzione concreta anche per via dell’intenso lavoro diplomatico di Baku, che ha incontrato il sostegno di Turchia e Albania, mentre i principali players internazionali non si sono spinti oltre ad una mera richiesta di garantire il libero passaggio in entrambi i corridoi (inclusa la strada Aghdam – Khankendi, proposta come alternativa dall’Azerbaijan).[13]
A preoccupare è attualmente la possibilità che le esercitazioni militari svolte da Baku questa settimana possano tramutarsi in un conflitto su piccola scala in Karabakh, anche poiché anche l’Armenia ha iniziato ad ammassare armi al confine avanzando nuovamente pretese territoriali dopo aver annunciato che anch’essa terrà analoghe esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti dal 10 al 20 settembre.[14]
Nuove provocazioni allontanano dunque dalla pace, che tuttavia in questo contesto di forte tensione non è ancora da escludere. L’imprevedibilità della situazione potrebbe portare ad un accordo di pace nel breve periodo qualora, come più volte auspicato dal Presidente della Repubblica dell’Azerbaijan Ilham Aliyev, Baku, Yerevan e i rappresentanti dei residenti armeni del Nagorno-Karabakh avviassero dialoghi bilaterali senza l’interferenza di attori esterni con interessi nella regione. Ad ogni modo, qualunque sarà l’esito delle tensioni è evidente che ci stiamo avviando verso una nuova fase degli equilibri regionali in Caucaso Meridionale, in cui ogni scenario possibile – compresa la soluzione della questione del Karabakh e un possibile regime change in Armenia dietro auspicio della Russia – potrebbe manifestarsi a breve termine.


Note

[1] Azerbaijani activists halt environmental protestsin Lachin, Daily Sabah, 28 aprile 2023. https://www.dailysabah.com/politics/diplomacy/azerbaijani-activists-halt-environmental-protests-in-lachin
[2] Armenia must not use the Lachin corridor for the transportation of military goods, Commonspace.eu, 19 gennaio 2023. https://www.commonspace.eu/opinion/opinion-armenia-must-not-use-lachin-corridor-transportation-military-goods
[3] Luis Moreno Ocampo, Genocide against Armenians in 2023, 7 Agosto 2023. https://luismorenoocampo.com/lmo_en/report-armenia/.
[4] Expert Legal Opinion on Nagorno-Karabakh provided by Rodney Dixon KC, Temple Garden Chambers, 21 agosto 2023. https://tgchambers.com/2023/08/expert-legal-opinion-on-nagorno-karabakh-provided-by-rodney-dixon-kc/.
[5] Armenian separatists in Garabagh block traffic on Agdam-Khankendi road, Azernews, 1 settembre 2023. https://www.azernews.az/aggression/214245.html.
[6] Luca Steinmann, Intervista al Primo Ministro Armeno Nikol Pashinyan, La Repubblica, 3 settembre 2023. https://www.repubblica.it/esteri/2023/09/03/news/armenia_pashinyan_russia_sicurezza_nagorno_karabakh-413072928/
[7] Armenia: disenchantment with the CSTO, Regard sur l’Est, 3 luglio 2023. https://regard-est.com/armenia-disenchantment-with-the-csto.
[8] Armenia refuses to host CSTO exercises, Eurasianet, 10 gennaio 2023. https://eurasianet.org/armenia-refuses-to-host-csto-exercises.  
[9] Azerbaijan and Armenia accuse each other of military build-up, Reuters, 7 settembre 2023. https://www.reuters.com/world/russia-says-its-working-with-both-armenia-azerbaijan-tensions-rise-2023-09-07/.
[10] Nagorno-Karabakh is a part of Azerbaijan, says Pashinyan, Hetq Armenia, 22 maggio 2023. https://hetq.am/en/article/156343.
[11] Russia voices concern as Armenia prepares to exercise with US troops, Al Jazeera, 6 settembre 2023. https://www.aljazeera.com/news/2023/9/6/russia-voices-concern-as-armenia-prepares-to-exercise-with-us-troops.
[12] Armenia Sends First Humanitarian Aid To Ukraine, Azatuyun, 5 settembre 2023. https://www.azatutyun.am/a/32579589.html#:~:text=UKRAINE%20%2D%20An%20explosion%20is%20seen,RL’s%20Armenian%20Service%20on%20Tuesday.
[13] United Nations Security Council, 9397th Meeting, SC/15384, 16 agosto 2023.
[14] Armenia will hold exercises with the US in a period of tensions with Russia, AP, 8 september 2023. https://apnews.com/article/armenia-us-russia-exercises-f0dd278bb3b1453beca1707d40ca8d10.


Foto copertina: FILE PHOTO: An ethnic Armenian soldier looks through binoculars as he stands at fighting positions near the village of Taghavard in the region of Nagorno-Karabakh, January 11, 2021. Picture taken January 11, 2021. REUTERS/Artem Mikryukov/File Photo Venti di guerra in Caucaso 

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Valentina Chabert è dottoranda di ricerca in diritto internazionale presso l'Università di Roma "La Sapienza". E' cultrice della materia in Sicurezza e Studi Strategici presso l'Università Lumsa e in Relazioni Internazionali e Global Governance presso l'Università UNINT di Roma. Ha lavorato presso il Center of Analysis of International Relations di Baku, Azerbaijan, ed è membro dell'Advisory Board del The Hague Research Institute on Eastern Europe, Central Asia and South Caucasus. Ha studiato diritto internazionale pubblico presso la The Hague Academy of International Law.