Verso le elezioni. Magi (+ Europa): “Europeismo e l’atlantismo e la difesa dei valori che questi rappresentano”


Ciclo di interviste agli esponenti dei partiti in corsa per le prossime elezioni politiche del 25 settembre. Intervista a Riccardo Magi candidato di +Europa nel collegio uninominale 01 della circoscrizione Piemonte 1, oltreché in quattro collegi plurinominali tra Piemonte, Lazio e Campania


Le elezioni del prossimo 25 settembre saranno davvero delle elezioni straordinarie, e non soltanto perché per la prima volta nella storia repubblicana gli italiani si recheranno alle urne in autunno.
Né tantomeno perché il nuovo Parlamento avrà una composizione inedita: non più 315 eletti siederanno tra gli scranni di Palazzo Madama né 630 a Montecitorio, ma 200 Senatori e 400 Deputati reggeranno le sorti del Paese per i prossimi (lo si auspica) cinque anni.
E neppure perché, ancora, per la prima volta, chiunque abbia compiuto diciotto anni potrà esprimere la propria preferenza anche per determinare la composizione del Senato.
Si tratta di elezioni straordinarie perché molte cose sono cambiate dall’ormai lontano 2018[1]: di mezzo, nell’ordine, un radicale cambiamento nel modo di approcciarsi alla cosa pubblica del MoVimento 5stelle, il partito del “vaffa” che era riuscito ad incanalare la rabbia degli italiani delusi dalla politica  (da forza anti-sistema a forza governista, da populisti ad alleati con il centrosinistra ai tempi del Governo Conte-bis), una pandemia che ha sovvertito le dinamiche geopolitiche, economiche e sociali dell’intero globo, la guerra in Ucraina che impera violentemente da più di sei mesi, l’ultimo di una lunga serie di governi tecnici (il cd. “Governo dei migliori” di Mario Draghi).
Straordinarie perché, dopo un lungo periodo, sembra nuovamente profilarsi una sfida tra blocchi politici ben definiti (centrodestra, centrosinistra, terzo polo centrista), tra antitetiche visioni dell’uomo e del mondo.
Perché davvero quella “guerra civile occidentale, ossia la guerra tra conservatori e progressisti” passa anche da qui, dal 25 settembre prossimo. Dalle matite degli italiani.
Per tale ragione abbiamo incontrato gli esponenti dei principali partiti in corsa per le prossime elezioni politiche, volendo così svolgere un servizio per i nostri lettori, affinché possano comprendere, direttamente dalle parole dei protagonisti della sfida politica del prossimo autunno, i programmi e le visioni di ciascuno schieramento, e per le stesse forze politiche, perché anche attraverso queste colonne possano incontrare virtualmente i propri elettori, celebrando, anche così, la democrazia.


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L’intervista

Riccardo Magi[3], 46 anni, romano, laureato in scienze storiche, è l’esponente di +Europache abbiamo incontrato per conoscere meglio il programma elettorale del partito guidato da Emma Bonino. Già segretario dei Radicali italiani, nell’ultima legislatura è stato membro della Commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati e parte della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.
Candidato nel collegio uninominale 01 della circoscrizione Piemonte 1 per il centro-sinistra, oltreché in quattro collegi plurinominali tra Piemonte, Lazio e Campania.

Onorevole Magi, quali le priorità, per il Suo partito, in un momento tanto complesso della storia repubblicana? Quali riforme ritiene necessarie?
“È innanzitutto necessario continuare nel solco dell’azione del governo Draghi consolidando il PNRR non dimenticando, tra l’altro, che questo rimarrà un vincolo programmatico per chiunque si troverà a governare l’Italia da qui al 2026. Se consideriamo questo presupposto, le proposte che si sono susseguite in queste settimane di campagna elettorale di revisione e rinegoziazione degli accordi, rischiano non soltanto di mettere in discussione la serietà che il nostro paese ha così faticosamente riguadagnato con Draghi a palazzo Chigi, ma anche di farci perdere i fondi europei.
Dobbiamo riportare una visione di lungo periodo al centro dell’azione di governo. Questo significa quindi che rispondere alle necessità delle nuove generazioni è l’unico percorso possibile: per fare ciò dobbiamo finalmente scardinare le rendite di posizione che imbrigliano il nostro sistema economico, tornare finalmente ad investire in istruzione e formazione, rendendo allo stesso tempo il mercato del lavoro nuovamente attrattivo per i giovani, così che non siano costretti a lasciare l’Italia.

L’estate del 2022 ci ha dimostrato in maniera evidente la grave crisi climatica nella quale stiamo vivendo. Dobbiamo promuovere e cercare di accelerare nel percorso di transizione energetica per poter ridurre le emissioni di gas serra. Affrontare questa sfida necessita del più vasto accordo possibile: dobbiamo puntare sul multilateralismo e rilanciare l’Accordo di Parigi sul clima e l’Agenda 2030 dell’ONU sullo sviluppo sostenibile. Un aspetto che in molti ritengono secondario, soprattutto in periodi di crisi come quello che stiamo vivendo, è quello dei diritti. Io credo, invece, che sia di fondamentale importanza ampliare i diritti di quanti oggi non sono tutelati. Dobbiamo lavorare per rendere l’Italia un paese più giusto nel quale ciascuno possa scegliere autonomamente sul proprio corpo e su come vivere la propria vita, senza imposizioni da parte di nessuno, dal momento iniziale a quello finale.”.

Quale sarà la posizione del Suo partito rispetto alla gestione della pandemia?
“È necessario tenere alta la guardia e difendere il grande lavoro svolto dal Governo in questi mesi, che ci ha permesso di tornare quanto più alla normalità anche grazie all’organizzazione di un’efficace campagna di vaccinazione. La pandemia, inoltre, deve spronare tutti noi ad affrontare e sanare finalmente quelle vulnerabilità del Sistema Sanitario Nazionale che sono violentemente emerse con il COVID-19. È evidente che se non interveniamo le ripercussioni danneggeranno non soltanto la salute degli individui, ma anche la crescita economica e la fiducia nelle istituzioni. Ci siamo resi conto una volta di più di quanto sia rilevante il ruolo della salute per il benessere del Paese e di come la sua tutela sia di interesse per l’intera collettività. Non possiamo lasciar passare l’esperienza della pandemia senza imparare dagli errori che abbiamo commesso.”.

L’economia italiana è in difficoltà, in un autunno che già si preannuncia “caldo” le sfide saranno molteplici a cominciare dal problema dell’impennata dei prezzi delle materie prime come grano e benzina. Riesce ad indicare tre punti chiave del programma del Suo partito per ‘reagire’ alla crisi economica che sembra dilagante?
“In questo momento è necessario intervenire con decisione per affrontare il problema dei prezzi dell’energia e delle materie prime. Dobbiamo lavorare sia in Italia sia a livello europeo, affinché si possano trovare delle soluzioni efficaci e quanto più strutturali possibili a questo problema, anche nella prospettiva futura di un’altra crisi come quella di questi mesi. A livello europeo è necessario procedere con celerità alla creazione di una vera e propria politica energetica comune, allineata con quella climatica, al fine di aumentare la resilienza dell’intero sistema. Un altro aspetto fondamentale è quello del tetto al prezzo del gas, che deve essere negoziato a Bruxelles e solo in questo modo riuscirà a essere efficace. In Italia dobbiamo lavorare, affinché il Paese si trovi pronto negli anni a venire ad affrontare altri shock esterni come quelli che stiamo vivendo ora. A tal fine penso sia una scelta giusta quella di procedere verso una semplificazione di tutti quei passaggi burocratici che imbrigliano e ostacolano lo sviluppo delle rinnovabili, fondamentali per cercare di moderare le conseguenze nefaste del cambiamento climatico e giungere finalmente alla de-carbonizzazione.

Voglio sottolineare, infine, un altro elemento: questa crisi ci ha messo di fronte alla necessità di diversificare le nostre fonti di approvvigionamento energetico. Non possiamo legarci ad un solo fornitore: seguiamo la strada battuta dal Presidente del Consiglio che è riuscito in pochi mesi a ridurre drasticamente la nostra dipendenza dal gas russo.”.

La prossima Legislatura sarà inevitabilmente impegnata in accese e complesse sfide geopolitiche. Come si schiererà il Suo partito nello scacchiere internazionale che si sta ridefinendo dall’Ucraina a Taiwan?
“Il 2022 rimarrà nella memoria collettiva come un anno fondamentale per la storia d’Europa, come lo fu il 1989 con la caduta del Muro di Berlino. L’ordine mondiale nato all’indomani della fine della Guerra Fredda è in crisi ed è messo oggi in discussione: nuovi revanchismi, il ritorno di una politica estera caratterizzata dall’uso della forza, la ritrovata assertività di regimi autocratici e illiberali, il rifiuto del multilateralismo, la tendenza a rinchiudersi in sé stessi, sono tutti elementi che sembrano governare i nuovi rapporti internazionali. Tutto questo rischia di compromettere il nostro impegno collettivo nell’affrontare quei fenomeni epocali quali i cambiamenti climatici, le migrazioni, la sicurezza alimentare che necessitano dell’alleanza più vasta possibile per essere affrontati. In un quado internazionale che si presenta fluido e instabile, sono due, secondo Più Europa, i punti fermi sui quali dobbiamo basarci: l’europeismo e l’atlantismo e la difesa dei valori che questi rappresentano. Dobbiamo lavorare perché ci sia un europeismo convinto, non di piccole patrie, ma che si muova verso la creazione di una vera e propria casa europea; questo si deve affiancare a un atlantismo che sia caratterizzato dalla leale cooperazione tra Usa e Ue. La resistenza degli ucraini contro l’aggressione russa rappresenta la resistenza dei valori europei di democrazia, stato di diritto e rifiuto della logica della forza nelle relazioni internazionali. L’Italia deve usare la propria voce e la propria influenza per rilanciare un multilateralismo efficace che abbia un perno nelle Nazioni Unite e in tutti gli organi internazionali. Dobbiamo porre al centro dell’agenda europea il continente africano che non è mai stato al centro dell’attenzione in maniera sistematica. Siamo tutti consapevoli, dati alla mano, che il prossimo sarà il secolo dell’Africa, dal punto di vista demografico, economico ed ambientale. Utilizziamo gli strumenti che la politica internazionale ci mette a disposizione per affrontare i grandi problemi che l’Africa vive da decenni. Promuoviamo una nuova partnership UE – Africa anche per bloccare le influenze di paesi a noi ostili e che sono già ben più inseriti di noi nel continente.”.

Le elezioni anticipate del prossimo 25 settembre hanno messo in evidenza, negli effetti, la ricostruzione di un bipolarismo più o meno evidente (il centrosinistra da un lato, il centrodestra dall’altro). Ritiene sia vero? Con quali conseguenze per le prossime sfide politiche e per il prossimo Governo?

“Si è effettivamente ricostituito un confronto tendenzialmente bipolare frutto anche di una pessima legge elettorale che è proporzionale nell’impianto (nessun programma comune né indicazione del leader della coalizione) ma prevede il vincolo maggioritario dei collegi uninominali con cui si assegnano 3/8 dei collegi. Il patto elettorale che insieme ad Azione avevamo siglato con il Pd iniziava così “Le prossime elezioni sono una scelta di campo tra un’Italia tra i grandi Paesi europei e un’Italia alleata di Orban e Putin. Sono uno spartiacque che determinerà la storia prossima del nostro Paese e dell’Europa”, noi non abbiamo cambiato idea e crediamo che, pur nelle differenze programmatiche e politiche, non si possa non contribuire a far vincere le forze europeiste. Ritengo che lo strappo operato da Azione di Carlo Calenda dell’agosto scorso, possa avere delle conseguenze gravi perché rischia di consegnare il paese alla destra, basti vedere le sfide in molti collegi uninominali. Non dimentichiamo, infatti, che Giorgia Meloni non ha mai nascosto la propria simpatia per la “democrazia illiberale” di Orbàn in Ungheria, fatta di xenofobia, razzismo e fondamentalismo religioso, indicando in lui un esempio di come ribellarsi all’Unione Europea. La leader della destra italiana del resto propone un’Europa confederale, pura follia dal momento che dovremmo aver capito che serve andare nella direzione opposta, serve più Europa e serve rilanciare l’integrazione politica europea proprio per superare i ritardi e le inefficienze dell’attuale assetto istituzionale dell’Unione. Dobbiamo lavorare affinché questa ricetta non venga applicata in Italia. Infine, anche nell’attuale coalizione di centrodestra le divergenze sono notevoli e avrebbero enormi difficoltà a governare insieme.”.

Più Europa…meno?
“Meno sovranismo e populismo. Dobbiamo interrompere quella politica che riversa con l’indebitamento sulle giovani generazioni le spese correnti per i soli fini elettorali. Per questo noi proponiamo nel nostro programma un’attenzione maggiore agli investimenti per le nuove generazioni e per la costruzione di un futuro a loro più favorevole.
Più Europa significa anche riformarne le istituzioni per permettere di prendere decisioni politiche efficaci andando oltre il sistema dei veti che oggi la ingabbia. Dobbiamo impegnarci affinché si arrivi finalmente al superamento delle maggioranze qualificate, intervenendo sui trattati, tenendo ben presente che il nostro obiettivo è quello di arrivare finalmente agli Stati Uniti d’Europa che possa finalmente agire e far sentire la propria voce autorevole in maniera indipendente. Gli ultimi avvenimenti internazionali ci hanno chiaramente dimostrato che il mondo non è più affrontabile come quarant’anni fa, quando la dimensione nazionale era sufficiente. Per affrontare le crisi attuali, e quelle che verranno, non è più pensabile contare sulle sole nostre forze, è necessario procedere verso una maggiore integrazione con gli altri partner europei. Un passo importante sarebbe quello di generalizzare finalmente la metodologia solidaristica del debito comune, che si è rivelato fondamentale per mettere in campo quello strumento straordinario che è il Next Generation Eu e senza il quale non saremmo riusciti a riprenderci, come abbiamo fatto, dai danni lasciati dalla pandemia.”.

Emma Bonino aveva dichiarato con soddisfazione che l’accordo con Azione e Pd era stato un successo di +Europa. Ora che il tavolo è saltato e Calenda correrà insieme a Italia Viva di Matteo Renzi, l’insuccesso a chi deve essere imputato?  “Come ho già sottolineato in altre occasioni, ritengo che la responsabilità sia imputabile a Carlo Calenda. Per chiarire penso sia utile cercare di ripercorrere quanto è successo tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. A fine luglio viene scritta una bozza di accordo con il Partito Democratico in cui vengono messe nero su bianco tutte le condizioni affinché si arrivasse ad un accordo tra noi, Azione e il PD. Quest’ultimo accetta tutte le condizioni poste da noi e da Calenda, di conseguenza viene siglato un patto elettorale. Letta nei giorni seguenti sigla un accordo elettorale con altre forze politiche, ribadendo, però, che in quanto a programma l’accordo è quello con noi. Quattro giorni dopo Calenda cambia idea senza informarci e, in diretta TV, straccia quel patto, facendo saltare anche la federazione con Più Europa. Che cosa sia successo nei quattro giorni tra la firma e lo stralcio dell’accordo non è dato sapere.

Calenda, tra l’altro, si è proclamato, come leader della nuova coalizione Azione-IV, difensore e custode della cd. ‘agenda Draghi’, che pure il Suo partito intende fare propria. Può spiegare ai lettori in cosa consiste e come intendete perseguirne gli obiettivi?
“Perseguire la così detta “Agenda Draghi” significa lavorare per fare quelle riforme necessarie e che renderebbero finalmente l’Italia un paese moderno e competitivo. Significa intervenire sulla burocrazia che rappresenta un vero e proprio muro di gomma contro il quale si scontrano ogni giorno imprese e cittadini; basti pensare che solo le piccole e medie imprese spendono circa 35 miliardi l’anno per compilare moduli. Bisogna ascoltare imprese e mondo del lavoro per intervenire nel solco della semplificazione, che deve diventare strumento per rilanciare il nostro tessuto produttivo. Agire nel solco dell’Agenda Draghi significa anche riformare finalmente il fisco per razionalizzarlo e fare in modo che tutti paghino quello che è giusto. Anche a questo scopo, dobbiamo procedere sulla strada della digitalizzazione, tassello importante anche nel quadro dell’attuazione del PNRR. È necessario avere una politica economica e di bilancio che sia responsabile: non possiamo continuare a contrarre nuovo debito per finanziare la spesa corrente e lasciarlo in dote ai nostri figli e nipoti. È sempre pensando alle generazioni più giovani che dobbiamo fare quanto è in nostro potere per eliminare finalmente le rendite di posizione, permettendo l’apertura di alcuni mercati alla concorrenza e che al momento risultano bloccati. Penso ad esempio al tema delle concessioni balneari o del trasporto pubblico, sui quali durante la legislatura che si sta chiudendo ho cercato in tutti i modi di intervenire per creare un sistema più equo e giusto. In politica internazionale muoversi nel solco tracciato dal Presidente del Consiglio significa anche scegliere convintamente l’europeismo e l’atlantismo. Non possiamo continuare a perseguire un europeismo à la carte in base alle necessità elettorali del momento. Il percorso europeo è il solo che può garantire all’Italia la sicurezza e la crescita di cui necessitiamo.”.


Note

[1] Il 4 marzo 2018 si sono tenute le ultime elezioni politiche che hanno portato all’insediamento del diciottesimo Parlamento della storia repubblicana
[3] https://www.camera.it/leg18/29?shadow_deputato=307436&idLegislatura=18


Foto copertina: Riccardo Magi esponente di + Europa